TSS per la gestione dello stress degli insegnanti

TSS per la gestione dello stress degli insegnanti

La scuola è sempre stata e continua ad essere al centro di molti dibattiti. La maggior parte di questi si riferiscono alla sua organizzazione e al suo funzionamento. Altri, invece, anche se in parte minore si concentrano sulla professione dell’insegnante e sui possibili rischi sulla salute a cui questa categoria professionale può andare incontro.

L’insegnamento, infatti, se svolto in contesti disorganizzati e frammentati, dove risulta difficile un lavoro di squadra e il raggiungimento di obiettivi comuni può diventare fonte di grande stress.  

Con l’articolo di oggi descriveremo pertanto un intervento di Terapia a Seduta Singola rivolto a un gruppo di insegnanti in condizioni di disabilità psicofisica di lunga durata della provincia di Alberta (Canada) con l’obiettivo di massimizzare il loro recupero. L’intervento è nato in seguito a uno studio sulla salute di tali insegnanti, per la maggior parte trascurati nel periodo della riabilitazione (Jevne & Zingle, 1990).

 

Cosa è emerso dai dati?

Dalla ricerca è emerso che l’insegnamento era considerato stressante per oltre il 70% dei professionisti intervistati (studio ATA, 1991; Jevne & Zingle, 1990; Ryan, 1992), con un grado che andava da “molto” a “estremamente” stressante (Jevne & Zingle, 1990; Ryan, 1992).

Sulla base delle informazioni raccolte le associazioni degli insegnanti, i distretti scolastici e i professionisti della salute hanno proposto un gran numero di interventi con lo scopo di aiutare gli insegnanti ad affrontare lo stress (Cole & Walker, 1989). Questi ultimi però non hanno fornito risposte adeguate, pertanto i ricercatori hanno proposto di attuare il progetto pilota descritto in questo articolo.  

 

Quali erano gli obiettivi dell’intervento?

Tre sono stati gli obiettivi specifici:

  1. fare la differenza sul piano psicologico, sul benessere emotivo e/o fisico dei partecipanti;
  2. acquisire ulteriore comprensione del processo riabilitativo dei professionisti, vale a dire degli educatori;
  3. sviluppare un modello di intervento breve per l’insegnante con problematiche psicofisiche.

 

 

Come si è articolato l’intervento?

L’intervento rivolto a trentatré insegnanti (uomini e donne) tra i 32 a 62 anni con problemi che variavano dal rischio di suicidio a disturbi debilitanti cronici, ha previsto lo svolgimento delle seguenti fasi:

  1. Invito iniziale a partecipare

L’invito a partecipare è stato indirizzato a un gruppo di insegnanti in trattamento da lungo periodo per una condizione di disabilità. Le novantacinque iniziali richieste dei volontari interessati al progetto furono classificate secondo la gravità delle condizioni di salute (alta priorità e bassa priorità) e la posizione geografica (centrale, circostante o distante).

  1. Screening pre-sessione

Le interviste telefoniche pre-sessione sono state condotte da un intervistatore esperto. Lo scopo di questo contatto iniziale era quello di confermare il grado di necessità, stabilire un rapporto, raccogliere le informazioni e stabilire un protocollo per un’ulteriore partecipazione.

  1. Consultazione diretta

La consultazione con ciascun partecipante ha avuto una durata di un’ora e mezza/due. Il formato scelto era basato su un adattamento della Terapia a Seduta Singola (Talmon, 1990) combinato con l’uso di una squadra di riflessione. Al cliente è stata data la possibilità di incontrare i membri della squadra di riflessione prima dell’inizio della sessione e al termine. Durante la sessione, il team osservava l’incontro da dietro lo specchio unidirezionale. A seguito della consultazione il team forniva dei feedback al partecipante e al terapeuta. L’obiettivo era quello di incoraggiare nuove soluzioni e maggiore responsabilità sulla propria salute.

  1. Lettera di follow-up

Entro un mese dalla consultazione è stata inviata una lettera a ciascun partecipante in cui erano riassunte tutte le questioni discusse nella consultazione e le raccomandazioni per ulteriori interventi. Questa lettera era un altro tentativo di sostenere la persona, ringraziandola per aver partecipato allo studio, sottolineando i punti di forza e gli sforzi fatti fino a quel momento per recuperare.

  1. Valutazione

Circa tre mesi dopo la consultazione è stata inviata una seconda lettera di follow-up per richiedere una valutazione sul progetto.

 

I risultati

In seguito alla realizzazione del progetto è emerso che:

  • la partecipazione a un progetto di ricerca può essere un intervento positivo in sé;
  • il coinvolgimento personale e la partecipazione alla ricerca sembra essere stato un intervento positivo per molti insegnanti. Per molti ha comportato un intenso processo di riflessione sulle prestazioni ricevute per la disabilità; per altri un confronto sulle informazioni diagnostiche, sulle attività di auto-aiuto e su bisogni presenti e futuri;
  • il supporto è un fattore determinante per il recupero. Molti partecipanti hanno riferito che l’intervista è stata una svolta nel loro processo di riabilitazione. Sentirsi sicuri di parlare onestamente e condividere i sentimenti è stato visto come estremamente importante;
  • per gestire efficacemente una vasta gamma di problemi mediante un intervento breve è necessaria la presenza di consulenti qualificati;
  • le nuove visioni sull’esperienza emotiva associata alla condizione di disabilità si è rivelata preziosa;
  • la lettera post-colloquio ha rappresentato un rinforzo importante in particolare gli sforzi e le potenzialità della persona;
  • la terapia a sessione singola è stata sufficiente per il 60% degli insegnanti.

Conclusioni

Da un punto di vista pratico lo studio ha dimostrato che una singola sessione terapeutica con un adeguato follow-up può soddisfare le esigenze del cliente. La valutazione dell’intervento psicologico ha dimostrato che il progetto ha fatto la “differenza”, direttamente e indirettamente, nella vita della maggior parte degli insegnanti coinvolti. L’ascolto rispettoso, l’individuazione dei punti di forza e i suggerimenti mediante il follow-up hanno un grande valore nel potenziare la persona e ripristinare il senso di autonomia, di fiducia e di indipendenza. Infine anche i professionisti coinvolti nella ricerca hanno riacquisito la necessità e il valore della relazione terapeutica (Jevne e Zingle, 1990).

 

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).

Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

 

 

 

Bibliografia

Alberta Teachers’ Association/Alberta School Trustees Association (1991), “Teacher stress”, unpublished report.

Cole, M. & Walker, S. (Eds) (1989), Teaching and Stress, Open University Press, Philadelphia, PA.

Cole, M. & Walker, S. (Eds), Teaching and Stress, Open University Press, Philadelphia, PA, pp. 4-25.

Jevne, R. & Zingle, H. (1990), Striving for Health: Living with Broken Dreams, Department of Educational Psychology, University of Alberta, Edmonton.

Ryan, D. (1992), “Teacher empowerment: a needs assessment”, Unpublished doctoral dissertation, Universityof Alberta, Edmonton.

Iscriviti ora (nel seguente form) e rimani aggiornato con importanti novità sulla Terapia a Seduta Singola e il prossimo Simposio di TSS (10-12 Novembre 2023, Roma, Italia)

Angelica Giannetti