Una singola seduta può essere sufficiente per migliorare in modo significativo i problemi del gioco d’azzardo patologico? E può essere altrettanto efficace quanto i trattamenti più lunghi?
Se lo è chiesto Tony Toneatto, del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Toronto (Canada), che ha condotto una ricerca approvata dal Research Ethics Board del Center for Addiction and Mental Health, e che è stata poi pubblicata nel 2016 su Addictive behaviors, con il titolo Single session interventions for problem gambling may be as effective as longer treatments: Results of a randomized control trial.
Ecco una sintesi dello studio e dei suoi risultati.
Lo studio
Toneatto parte da precedenti studi empirici che hanno dimostrato che i trattamenti più efficaci per i problemi di gioco d’azzardo patologico (GAP) tendono a essere multimodali, cioè a combinare interventi di 3 tipi:
- Cognitivi
- Comportamentali
- Motivazionali
Nel presente studio l’ipotesi di base sul trattamento del gioco d’azzardo patologico è di dimostrare che interventi basati su una singola seduta sono altrettanto efficaci quanto queste tre terapie con durata più lunga.
Lo studio è stato effettuato su un campione di 99 giocatori d’azzardo (74% uomini, età media 47,5 anni) divisi in quattro gruppi, ognuno dei quali sottoposto a un diverso tipo di trattamento:
- Sei sedute di Terapia Cognitiva (n = 25)
- Sei sedute di Terapia Comportamentale (n = 24)
- Sei sedute di Terapia Motivazionale (n = 22)
- Interventi di una singola seduta tramite dei minimal intervention (soprattutto con psicoeducazione e consegna di un libretto informativo) (n = 28)
In tutti e quattro i casi, dopo la fine del trattamento il campione è stato sottoposto a un follow-up dopo 12 mesi.
Il campione
I partecipanti sono stati reclutati nell’area di Toronto attraverso annunci inseriti su quotidiani locali, cercando persone con problemi di gioco d’azzardo patologico interessate al trattamento.
Inizialmente venivano selezionate telefonicamente per stabilire se avevano i requisiti richiesti. All’inizio nei partecipanti sono stati riscontrati tra i 6 e i 7 sintomi riportati tra i criteri del DSM-IV per il gioco d’azzardo patologico, con oltre l’80% del campione che rispecchiava pienamente i criteri diagnostici e il 20% che riscontrava una condizione subclinica.
I criteri di esclusione includevano invece qualsiasi problematica psichiatrica o psicosociale (per es. tentativi di suicidio, psicosi).
I problemi più frequenti di gioco patologico includevano:
- slot machine (50.5% del campione)
- giochi di carte al casinò (35.1%)
- scommesse alle piste da corsa (34.4%)
- lotterie (32.3%)
Risultati
Sebbene sia intuitivo pensare che con un trattamento di lunga durata si possano ottenere risultati migliori nel trattare pazienti con problemi di gioco d’azzardo, l’analisi del presente studio ha invece evidenziato che tale ipotesi non è stata avvalorata.
Infatti si è osservato che l’efficacia del trattamento era la stessa per ognuno dei quattro gruppi. Questo significa che i partecipanti del gruppo di terapia in una sola seduta hanno percepito il trattamento efficace e utile come gli individui che avevano ricevuto uno dei trattamenti più lunghi.
Tramite l’ANOVA per misure ripetute (repeated misures ANOVA) si è evidenziata in tutti e 4 i gruppi una significativa riduzione della frequenza e del numero di giocate (effect size medio), nonché della spesa media impiegata nel gioco d’azzardo, passata in media da 334$ a 117$ (effect size piccolo), oltre che una riduzione sintomatica: se all’inizio si riscontravano i criteri per porre diagnosi di gioco d’azzardo patologico nell’80% del campione (media di 6-7 sintomi), successivamente sono stati riscontrati solo nel 43% (media 3-4 sintomi).
Per riportare alcune percentuali, ecco la riduzione media dei giorni passati a giocare per ciascuna terapia (valore iniziale -> valore all follow-up):
- Terapia cognitiva: 47.2% -> 25.3%
- Terapia comportamentale: 46.2 -> 19.8%
- Terapia motivazionale: 38.8% -> 23.3%
- Seduta singola (minimal intervention): 36.7% -> 23.5%
Ed ecco la riduzione media di sintomi (valore iniziale -> valore all follow-up):
- Terapia cognitiva: 6.3 -> 3.7
- Terapia comportamentale: 7.1 -> 3.6
- Terapia motivazionale: 6.6 -> 4.3
- Seduta singola (minimal intervention): 6.0 -> 2.9
E infine la riduzione del numero di giocatori patologici secondo i criteri del DSM (valore iniziale -> valore all follow-up):
- Terapia cognitiva: 80.0% -> 42.1%
- Terapia comportamentale: 83.3% -> 41.2%
- Terapia motivazionale: 90.9% -> 53.3%
- Seduta singola (minimal intervention): 71.4% -> 39.1%
Follow up
Dei 99 partecipanti, 79 (80%) erano disponibili per il follow up.
Dopo 12 mesi, il gruppo di trattamento con un’unica seduta è migliorato in modo equivalente agli altri, anche in queste 3 aree:
- fiducia nel controllare il gioco
- gestire la brama del gioco
- desiderio di giocare nel follow-up di grado equivalente dei tre trattamenti più lunghi.
In sostanza, i partecipanti che hanno ricevuto l’intervento a seduta singola si sono comportati (hanno ottenuto gli stessi risultati) come quelli che hanno completato le sei sedute del trattamento cognitivo, comportamentale e motivazionale.
Limiti
Alcuni miglioramenti possono essere messi in atto in successive ricerche, tra cui:
- usare misure obiettive dell’aderenza fedele al metodo di trattamento impiegato
- distribuire un uguale numero di soggetti per ogni campione
- aggiungere un gruppo di controllo senza trattamento
Conclusioni
L’ipotesi nulla riguardava una relativa superiorità dei tre trattamenti da sei sedute l’uno rispetto al trattamento a seduta singola, sia alla fine dei trattamenti stessi che al follow-up a 12 mesi, partendo dal presupposto che una terapia di più sedute sia più efficace di una da una sola seduta.
Questa ipotesi è stata respinta.
In tutti e quattro i gruppi gli effect size hanno evidenziato una capacità di cambiamento “media” nella riduzione della frequenza del gioco e del numero di sintomi connessi al GAP, e “medio-piccola” nella diminuzione della spesa destinata al gioco d’azzardo.
Anche lo studio della soddisfazione dei partecipanti non ha mostrato differenze: in chi ha ricevuto una sola seduta si è riscontrato lo stesso grado di soddisfazione di chi ha ricevuto più sedute.
Questo significa che anche con degli interventi ridotti è possibile ottenere risultati significativi. In questo caso particolare, peraltro, la seduta singola è stata svolta soprattutto in termini di psicoeducazione: l’autore sottolinea allora come essa possa essere facilmente integrata all’interno di altre terapie, come quelle esaminate.
In definitiva, quindi, fare più sedute non necessariamente conduce a dei tassi di efficacia più alti o a una più alta soddisfazione del trattamento da parte della persona.
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Veronica Torricelli & Flavio Cannistrà
Psicologi, Psicoterapeuti
Team & Founder dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia
Toneatto, T. (2015) Single-session interventions for problem gambling may be as effective as longer treatments. Addictive Behaviors, 52, 58–65.