Obiettivo dell’articolo di oggi è quello di presentare l’applicazione della Terapia a Seduta Singola per situazioni particolari.
Nell’articolo è descritto un caso clinico ripreso dalla letteratura, realizzato dalla psicologa Patricia A. Boyhan con l’intento di illustrare i passaggi chiave del metodo della TSS in situazioni complesse.
L’autrice formatasi negli anni novanta nel metodo della Terapia a Seduta Singola presso il Bouverie Centre (allora noto come Bouverie Family Therapy Centre) a Melbourne, ha introdotto tale approccio nella sua pratica, traendone molti vantaggi in temini di efficacia ed efficienza.
Il caso, affrontato all’interno del CatholicCare un servizio di consulenza e supporto psicologico rivolto alle famiglie a Sidney in Australia, presenta nomi e tratti identificativi appositamente modificati per tutelare la privacy.
Caso Clinico: Lucy un’adolescente ribelle
Richiesta di aiuto e definizione della domanda
Josephine e Tom, genitori di due adolescenti Josh (18 anni) e Lucy (12 anni), contattarono il CatholicCare preoccupati per la figlia Lucy. Due anni prima avevano frequentato il servizio per il figlio Josh (allora 16 anni) che, a quel tempo, faceva uso di sostanze. Josh era stato indirizzato a un servizio giovanile specializzato per abuso di sostanze e alcol e Josephine, Tom, Josh e Lucy erano stati coinvolti in una terapia familiare al CatholicCare. Il risultato era stato positivo, Josh era tornato a scuola aveva riallacciato i rapporti con un suo ex gruppo di amici che non faceva uso di sostanze.
Una volta ripresi i contatti con il servizio Josephine e Tom durante la sessione di ammissione raccontarono una storia molto preoccupante. Mentre Josh continuava a stare bene, Lucy era diventata ribelle e oppositiva. Sembrava avere successo e buoni rapporti a scuola, ma a casa i genitori riferivano che “era un incubo”. La bambina stava fuori la notte, usciva dalla finestra della sua camera da letto e andava in discoteca con un gruppo di amici più grandi. I suoi genitori temevano che corresse il rischio di farsi coinvolgere come il fratello nella droga e che venisse aggredita o rapita.
Definizione del problema attuale e delle strategie messe in atto.
Nonostante Lucy avesse solo 12 anni sembrava molto più grande nell’aspetto e nel modo di vestirsi. Per tali ragioni i genitori avevano contattato il consulente scolastico, ma dopo aver frequentato un paio di volte Lucy si rifiutava di continuare. La ragazza era anche fermamente convinta che non sarebbe tornata al CatholicCare in quanto sosteneva di stare bene e che i suoi genitori dovevano smettere di essere iperprotettivi e permetterle di godersi la vita.
Esplorazione della storia passata e degli stili genitoriali acquisiti.
La terapeuta dopo aver discusso con i genitori la situazione attuale, condividendo informazioni sulle responsabilità genitoriali, sull’educazione, sui possibili eventi scatenanti il cambiamento nel comportamento di Lucy e sulle strategie educative messo in atto, verificando quelle che avevano funzionato e quelle no, esplorò i loro stili genitoriali e alcune problematiche relative alla famiglia di origine, nel tentativo di identificare ciò che aveva modellato il loro atteggiamento nei confronti della genitorialità e della vita familiare.
Dai racconti emerse che Josephine era nata in India ed era stata mandata in collegio da bambina. Era desiderosa di garantire ai suoi figli un’infanzia più felice di quella che aveva vissuto lei; tuttavia, riconosceva di aver fissato degli standard elevati poiché voleva che i figli avessero successo a livello accademico. Aveva anche l’aspettativa che entrambi i bambini svolgessero alcune faccende domestiche.
Tom, che aveva diversi anni più di Josephine, riferì anche lui di aver avuto delle difficoltà crescendo, ma probabilmente era un po’ più rilassato nel suo atteggiamento genitoriale. Nonostante ciò, aveva cercato di essere di supporto non discutendo delle questioni genitoriali davanti ai bambini. Entrambi i genitori riferirono di aver incoraggiato Josh e Lucy a portare degli amici a casa e che la loro casa era un po’ un “centro di accoglienza” per i giovani della zona.
Ridefinizione della richiesta di aiuto e introduzione della TSS
La terapeuta esplorata la storia dei genitori, valutò insieme a questi ultimi l’idea di proporre a Lucy un colloquio di TSS prima di introdurla in un’eventuale terapia. Dopo aver spiegato i fondamenti della TSS, la terapeuta ottenne il permesso dei genitori di scrivere a Lucy, invitandola a presentarsi per una singola seduta di terapia ed inviarle un questionario.
La dottoressa, preparò il terreno con i genitori, spiegando loro che il suo obiettivo principale sarebbe stato quello di dare a Lucy l’opportunità di raccontare la storia in base alla sua “mappa del mondo”. Pertanto chiese ai genitori di non essere reattivi, di non sentirsi giudicati o di difendere la loro posizione davanti a Lucy. La ragione di tale richiesta stava nel fatto che la dottoressa voleva dare voce in capitolo alla bambina senza concentrarsi troppo sulla “verità”.
Rassicurò i genitori che non avrebbe permesso a Lucy di essere offensiva o distruttiva, sperando che potessero tollerare un po’ di recitazione. Tom e Josephine compresero e accettarono tali presupposti.
Avvio della TSS
Circa una settimana dopo la terapeuta ebbe notizie che Lucy aveva accettato di svolgere la TSS, desiderando che al colloquio fosse presente solo il padre. Disse, inoltre, che ne aveva discusso con i suoi genitori e che loro erano d’accordo.
Quando Tom e Lucy arrivarono, la terapeuta rimase un po’ spiazzata alla vista di Lucy. La ragazza era estremamente alta, fisicamente sviluppata e dimostrava circa 19 anni. La dottoressa comprese subito l’ansia dei suoi genitori riguardo alla sua vulnerabilità nelle situazioni rischiose a cui si stava esponendo. Tuttavia, una volta entrati nello studio di consulenza, quando la ragazza iniziò a parlare, la terapeuta si rese conto che Lucy funzionava come una bambina nella fase evolutiva dei suoi 12 anni.
La seduta iniziò attraverso l’utilizzo del questionario e proseguì con una discussione di Lucy su quanto i genitori fossero vecchio stile, sul fatto che non le avrebbero permesso di divertirsi e godersi la vita, anche se stava ottenendo buoni risultati a scuola. Disse che era l'”unica” persona nel suo gruppo di amici i cui genitori avessero idee così antiquate e che non era disposta a lasciare che “le rovinassero la vita”. Parlò dei problemi che suo fratello aveva attraversato e disse che aveva imparato dai suoi errori. Non avrebbe usato droghe e che sarebbe stata capace di mantenersi al sicuro quando usciva. Aggiunse che quando restava fuori fino a tardi stava con gli amici, perché non voleva tornare a casa ed essere importunata da sua madre e suo padre.
Dopo aver preso del tempo per conoscere la sua mappa del mondo, la terapeuta la incoraggiò a parlare di ciò che le piaceva nella sua vita, anche se pensava che i suoi genitori fossero iperprotettivi. Lucy riconobbe cose positive, soprattutto il fatto che i suoi genitori fossero accoglienti nei confronti dei suoi amici. Disse che alcuni dei suoi amici pensavano che i suoi genitori fossero “fantastici, ma non dovevano vivere con loro”. La terapeuta tentò di esplorare secondo il suo punto di vista le possibili aspettative dei genitori nei confronti di una bambina di 12 anni, e quali confini ritenesse ragionevoli per una bambina della sua età.
Tale intervento non andò bene in quanto Lucy tornò alla sua posizione belligerante. In questa fase la terapeuta si sentì impotente. Il padre era rimasto controllato durante la seduta. Non aveva tentato di difendere la sua posizione e aveva riflettuto con sua figlia, comprendendo il suo bisogno di stabilire la sua indipendenza. Poi improvvisamente diventò proattivo. Disse a Lucy che avrebbe condiviso un segreto di famiglia che aveva tenuto nascosto per molti anni. Sua madre conosceva il segreto, ma lui non lo aveva mai condiviso con Josh o Lucy prima. Si era sposato quando era molto giovane e aveva una figlia. Aveva vissuto un divorzio molto brutto e la sua ex moglie non gli permetteva di avere contatti con sua figlia. Ciò gli causò un enorme dolore poiché desiderava vederla e far parte della sua vita. Lo disse a Lucy, poiché aveva già perso una figlia, lei era incredibilmente preziosa per lui e viveva nella paura di perdere anche lei e che doveva fare tutto ciò che è in suo potere per proteggerla e tenerla al sicuro. A questo punto sia Lucy che Tom piansero.
Feedback e chiusura
Per Tom e Lucy essere riusciti a raggiungere una tale profondità in un’unica sessione fu straordinario. Dopo che padre e figlia tornarono calmi, la terapeuta chiese cosa pensassero per il futuro e dopo averli elogiati per ciò che avevano ottenuto quel giorno, condivise le opzioni della TSS, ovvero andarsene e provare a mettere in atto un intervento suggerito, programmando una telefonata di follow-up circa 4 settimane dopo o prenotare un’altra TSS. Lucy disse che aveva bisogno di tempo per pensare alle implicazioni dell’avere una sorella, ma che le sarebbe piaciuto tornare alla consulenza con entrambi i genitori. Fu prenotato un altro appuntamento.
Follow up
Durante la conversazione telefonica Tom disse che la TSS gli aveva dato la possibilità di parlare con Lucy dell’esistenza di sua sorella con il supporto di un professionista presente nella stanza, aveva corso il rischio ed era molto soddisfatto del risultato. Dopo la TSS, lui e Josephine avevano svolto una riunione di famiglia, raccontando anche a Josh della sua sorellastra.
La famiglia andò al servizio per qualche altra seduta e raggiunse alcuni accordi sui limiti per Lucy. Sebbene la bambina rimanesse esuberante, non era più provocatoria e oppositiva. Nella sessione finale, la terapeuta ripropose la politica della “porta aperta”, assicurandosi che la famiglia sapesse che potevano contattarla per un appuntamento telefonico o per prenotare un altro appuntamento in qualsiasi momento in futuro.
Conclusione
Questo caso esemplificativo mette in evidenza come la TSS può catturare il momento in cui i clienti sono disponibili al cambiamento, mostrando che la profondità non dipende sempre dalla durata o dalla frequenza del processo di consulenza. Nell’esempio riportato la TSS si è rivelata un modo efficace sia per coinvolgere un adolescente molto riluttante e sia un ottimo catalizzatore per condividere eventi dolorosi all’interno di un sistema familiare.
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche”. e a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.
Boyhan P.A. (2014). Innovative Uses for Single Session Therapy:Two Case Studies in Hoyt, M.F., & Talmon, M. (A cura di). Capturing the Moment: Single Session Therapy and Walk-In Services. Crown House Pub.
Talmon, M. (1990). Terapia a seduta singola: massimizzare l’effetto del primo (e spesso unico) incontro terapeutico. Jossey-Bass.