Domani l’Italian Center for Single Session Therapy parteciperà al X Congresso Nazionale della Società Italiana Ipnosi, sul tema “I linguaggi dell’Ipnosi”. Il nostro intervento, tenuto da chi scrive e organizzato assieme a Flavio Cannistrà, avrà il titolo: Terapia a Seduta Singola e Ipnosi: Massimizzare l’efficacia della prima (e spesso unica seduta).
Oggi vogliamo darvi una piccola anteprima di alcuni argomenti che andremo a trattare domani.
Sappiamo ormai da tempo che il grado di efficacia della TSS è molto alto: già nel primo studio controllato, il 58% dei pazienti aveva valutato che una seduta fosse più che sufficiente per rispondere alle proprie necessità (Talmon, 1990). In parte, ne siamo consapevoli, si tratta di cogliere l’attimo in cui la svolta è possibile (i pivot moments, come li hanno definiti Rosenbaum, Hoyt e Talmon, 1990) e di intercettare quelle maglie narrative che tessono il problema psicologico e che si offrono a una nuova tessitura biografica.
Come già detto, la Terapia a Seduta Singola è un modello che si integra facilmente con diversi approcci terapeutici (si veda l’articolo introduttivo Psicoterapie a seduta singola: con quali approcci si può condurre una TSS). L’ipnosi è uno di questi e, visto l’interesse e gli studi che diversi membri dell’Italian Center conducono in questo approccio (in particolare nell’ipnosi ericksoniana), abbiamo voluto approfondire le sue integrazioni con la TSS.
L’ipnosi e il linguaggio ipnotico (e in particolare l’ipnosi conversazionale tipica dell’approccio ericksoniano e mutuata all’interno di diverse terapie brevi) sono uno di quegli strumenti con cui il terapeuta che pratica la Seduta Singola può lavorare per massimizzare l’efficacia del suo intervento. Nel delta ipnotico che si genera nella relazione terapeuta-paziente, infatti, è possibile creare una cassa di risonanza emotiva che permette di:
- Accedere e comprendere il mondo interno del paziente, i suoi processi di costruzione della realtà e quindi del problema, e di rendere visibile tale profonda, intima comprensione all’altro.
- Creare le condizioni perché diventino accessibili al paziente le sue stesse risorse personali e interpersonali, utilizzando il suo stesso linguaggio, e quindi confezionando insieme all’altro/a (e non sull’altro/a) l’intervento terapeutico, massimizzandone quindi l’efficacia.
- Generare un’esperienza di cambiamento emozionale già nel qui e ora della seduta, creando dunque nella relazione ipnotica un’evidenza incontestabile di nuove possibilità, e di conseguenza una maggiore possibilità di sperimentazione anche all’esterno dello studio dello psicoterapeuta (si ricordi, ad esempio, come Franz Alexander, 1963, sostenesse l’opportunità di far provare un’esperienza emozionale correttiva sia al di fuori della seduta, sia durante essa).
Se infatti l’obiettivo di un terapeuta è che si ampli il ventaglio di possibilità del paziente oltre e al di là del suo problema, l’utilizzo di un linguaggio ipnotico, evocativo, “caldo” permette di far risuonare delle note di cui si nutre il suo stesso mondo immaginativo. A questo, poi, possiamo aggiungere una serie di tecniche, manovre e best practices direttamente derivate dall’ipnosi, che il terapeuta può facilmente integrare nel proprio lavoro per ottenere una massimizzazione degli effetti di ogni singola seduta. Ad esempio, domani parleremo del ruolo delle tecniche di semina e disseminazione, della capacità di usare l’ipnosi senza induzione di trance (Watzlawick, 1977), o della capacità di individuare e utilizzare le risorse del paziente (Erickson, 1967).
Già i primi studi in TSS (Talmon, 1990) confermarono che l’88% delle persone che aveva valutato più che sufficiente una singola seduta di psicoterapia aveva mantenuto il risultato in follow-up a 3, 6 e 12 mesi, con un grado di miglioramento riportato di 1,7 su una scala da 1 – molto meglio – a 5 – molto peggio. Studi successivi hanno confermato i risultati e accertato il mantenimento in follow-up fino a 8 anni (si veda ad esempio la rassegna su Hoyt & Talmon, 2014 – in traduzione).
In taluni casi, questo può avvenire perché attraverso un linguaggio ipnotico, vivo, vibrante, è possibile cambiare il corso del processo di negoziazione simbolica che genera realtà, sintomi e risoluzioni.
La terapia, infatti, comincia prima di fare ingresso nello studio del terapeuta, e termina molto dopo. Ciò che accade nella prima (e spesso unica) seduta è la possibilità di sfregare due pietre focaie che si muovono di concerto per generare una scintilla nell’unicità delle loro possibilità individuali. Il linguaggio ipnotico restituisce al logos quella possibilità che fa dello spazio di seduta uno strumento vitale, presente, e quindi foriero di una metamorfosi reale per il paziente stesso.
Tania Da Ros
Psicologo, Psicoterapeuta
Trainer per l’Italian Center
for Single Session Therapy
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a seduta singola. Principi e pratiche”o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Bibliografia
Alexander, F. (1963). Fundamentals of Psychoanalysis (2nd edition). New York: Norton & Company (Tr. it. Gli elementi fondamentali della psicoanalisi. Firenze: Sansoni, 1969).
Erickson, H. (1967). Advanced Techniques of Hypnosis and Therapy. New York-London: Grune & Stratton. (Tr. it. Le nuove vie dell’ipnosi, Roma: Astrolabio, 1978).
Hoyt, M.F. & Talmon, M. (eds.) (2014a). Single Session Therapy and Walk-In Services. Bancyfelin, UK: Crown House (in traduzione).
Rosenbaum, R., Hoyt, M.F. & Talmon, M. (1990). The Challenge of Single-Session Therapies: Creativing Pivotal Moments. In R.A. Wells & V.J. Giannetti (eds), Hanbook of the Brief Psychotherapies, New York-London: Plenum Press, pp. 165-189.
Talmon, M. (1990). Single Session Therapy. San Francisco: Jossey-Bass (Tr. it. Psicoterapia a seduta singola. Milano: Erickson).
Watzlawick, P. (1977). Die Mòglichkeit des Andersseins Zur Technik der therapeutischen Kommunikation. Bern: Verlag Hans Huber (Tr. it. Il linguaggio del cambiamento. Milano: Feltrinelli, 1980).