Obiettivo dell’articolo di oggi è quello di esplorare i nuovi possibili significati del concetto di dropout in psicoterapia. Lo faremo attraverso la descrizione di uno studio che ha esplorato il modo con cui le persone prendono la decisione di interrompere una terapia. Lo studio riportato nell’articolo A New Perspective On Client Dropouts di M. Scamardo, M. Bobele e J. L. Biever è stato condotto nel 2004 presso a clinica di formazione del dipartimento di psicologia dell’Our Lady of the Lake University di San Antonio, Texas.
In cosa consiste il dropout in psicoterapia?
Tale fenomeno in passato è stato identificato principalmente con la resistenza da parte del cliente ad accedere al cambiamento dovuto alla terapia, altre volte con la mancanza di motivazione a fare un percorso o più semplicemente con la mancanza di risorse culturali ed economiche.
Le ricerche nell’ambito della Terapia a Seduta Singola hanno contribuito ad ampliare lo sguardo sulle motivazioni che portano il cliente a concludere una terapia senza dichiarare al terapeuta in maniera esplicita le ragioni della sua scelta.
Cosa accade quanto un cliente termina improvvisamente una terapia?
L’interruzione della terapia da parte del cliente genera una serie di preoccupazioni nei terapeuti, i quali considerano l’abbandono del percorso come un fallimento terapeutico (Berkham, 1992; Kadzin, Stolar, & Marcian 995; Pekarik, 1985, 1992; Pekarik & Finney-Owen, 1987; Pekarik & Wierzbick 986; Wierzbicki & Pekarik, 1993).
Cosa ha rilevato lo studio?
L’analisi dei dati si è concentrata su tre aree di interesse:
- La previsione della durata della terapia da parte dei clienti.
- Il modo con il quale i clienti hanno preso la decisione di interrompere la terapia.
- Il modo in cui le aspettative dei clienti sulla terapia sono cambiate nel corso della terapia.
- Previsione della durata della terapia:
- Dallo studio è emerso che le previsioni sulla durata della terapia erano influenzate dall’aver avuto o meno precedenti esperienze di terapia. Coloro che avevano già svolto una terapia avevano avuto modo di pensare al numero di sessioni di cui avrebbero avuto bisogno, ma non erano più accurati nel prevedere la durata della terapia attuale rispetto a quelli senza precedenti esperienze.
- La maggior parte dei partecipanti allo studio ha basato la stima sulla durata della terapia in base alla percezione della gravità del problema: secondo quanto rilevato problemi meno gravi richiederebbero meno sessioni. I clienti che hanno riferito di avere molti problemi, o problemi percepiti come cronici, hanno previsto di svolgere più sessioni.
- In che modo i clienti prendono la decisione di interromper la terapia:
- La maggior parte dei partecipanti ha dichiarato di aver preso la decisione di interrompere la terapia in quanto ha percepito l’intervento utile, a prescindere dalla discussione della decisione con il proprio terapeuta. Anche coloro che hanno interrotto la terapia per motivi personali non hanno riportato alcun risultato negativo della terapia.
- Cambiare le aspettative della terapia:
- Dopo il termine dell’intervento è stato rilevato un chiaro cambiamento nelle aspettative sulla terapia da parte dei partecipanti. Prima della terapia, presumevano che i terapeuti sarebbero stati autorevoli e giudicanti, dicendo ai clienti cosa fare. Dopo la terapia, i partecipanti hanno descritto i terapeuti come comprensivi, empatici e utili nella risoluzione dei problem
Conclusione
Grazie a questo studio è stato possibile scoprire altre possibili ragioni che portano i clienti ad interrompere la terapia. Da quanto emerso il dropout sembrerebbe avere poco a che fare con le idee tradizionali di resistenza del cliente e abbandono prematuro, quanto più invece con le aspettative che i clienti nutrono verso la terapia (es. esperienza precedente di terapia, percezione della gravità del problema, i risultati della terapia). I risultati suggeriscono che esplorare con i nuovi clienti tali aspettative fin dall’inizio della terapia, può facilitare il rapporto con loro, alleviare le paure, fornire un trattamento più adatto alle esigenze espresse, infine aiutare i terapeuti a comprendere meglio la loro efficacia.
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Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia.
Beckham, E. E. (1992). Predicting patient dropout in psychotherapy. Psychotherapy, 29, 177–182.
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.
Hoyt, M. F., Rosenbaum, R., & Talmon, M. (1992). Planned single-session psychotherapy. In S. H. Budman, M. F. Hoyt, & S. Friedman (Eds.), The first session in brief therapy (pp. 59–86). New York: Guilford.
Kazdin, A. E., Stolar, M. J., & Marciano, P. L. (1995). Risk factors for dropping out of treatment among white and black families. Journal of Family Psychology, 9, 402– 417.
Pekarik, G. (1985). Coping with dropouts. Professional Psychology: Research and Practice, 16, 114–123.
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Talmon, M. (1990). Single-session therapy: Maximizing the effect of the first (and often only) therapeutic encounter. San Francisco: Jossey-Bass.
Wierzbicki, M., & Pekarik, G. (1993). A meta-analysis of psychotherapy dropout. Professional Psychology: Research and Practice, 24, 190–195.