Su cosa ci concentriamo nella Terapia a Seduta Singola quando il cliente arriva con più problemi o con un problema che non può affrontare rapidamente?

Con l’articolo di oggi ci concentriamo nuovamente su un aspetto metodologico fondamentale per rendere il colloquio di Terapia a Seduta Singola maggiormente efficace e efficiente.

Sappiamo che la TSS è un intervento focalizzato che tende al raggiungimento di un obbiettivo specifico attraverso un singolo incontro. Per questa ragione è importante che durante il colloquio sia il terapeuta che il cliente utilizzino al meglio il tempo trascorso insieme.

Per poter mantenere l’attenzione sul focus finale il terapeuta avrà un compito fondamentale ovvero quello di aiutare il cliente a concentrarsi su un problema che possa essere risolto piuttosto che su un problema che non è possibile risolvere (Dryden, 2019).

 

Cosa si intende per un problema che può essere risolto o un problema che non può essere risolto?

Un problema che può essere risolto riguarda una situazione che la persona è in grado di poter cambiare in quanto è sotto il suo controllo ed è pronta ad affrontare nell’immediato (es. gestire l’ansia di parlare in pubblico). Un problema che non può essere risolto, invece, è un problema al di fuori del controllo della persona (es. vorrei che il mio partner smettesse di criticarmi) oppure un problema che sebbene sia sotto il suo controllo, quest’ultima per vari motivi non è pronta ad affrontarlo (es. cambiare lavoro, ma non avere ancora un piano per fronteggiare gli aspetti economici che sopraggiungeranno).

 

 

Come possiamo aiutare i clienti a concentrarsi su quello che possono realmente controllare? 

Quando le persone giungono in terapia si lamentano delle avversità che devono affrontare. Queste problematiche possono rappresentare comportamenti interpersonali messi in atto da altri o eventi della vita negativi. Un passo decisivo, quindi, è quello di aiutare i clienti a capire su cosa hanno realmente il controllo e su cosa no:

  • Le persone, ad esempio, non possono avere il controllo su come si comportano gli altri, né su quegli eventi o situazioni che li ostacolano dai loro obiettivi.
  • Ciò su cui, invece, possono aver il controllo sono le interpretazioni, le convinzioni e gli atteggiamenti nei confronti delle problematiche e sul modo di agire nei loro confronti.

 

 

Facciamo alcuni esempi di come il terapeuta può aiutare le persone a individuare i problemi su cui è possibile agire?

Se una persona chiede aiuto per la paura di parlare in pubblico e l’ansia che ne deriva, possiamo da subito valutare insieme alla persona che tale problema sarà affrontato all’interno del singolo colloquio. Terapeuta e cliente, ad esempio, potranno da subito mettersi a lavorare su quei comportamenti agiti dalla persona al fine di risolvere il problema presentato, ma che involontariamente lo mantengono attivo. Il terapeuta potrà, quindi, aiutare il cliente a notare come l’evitamento delle situazioni temute, come ad esempio le riunioni, i colloqui di lavoro e le conversazioni sociali, così come il controllo delle sensazioni fisiche provate in tali circostanze (battito cardiaco, sudorazione, rossore in volto, sensazione di non trovare le parole giuste) non faranno altro che esasperare il problema stesso. Da tale confronto la persona potrà iniziare a cambiare prospettiva sul suo problema e attraverso adeguate strategie bloccare le soluzioni disfunzionali messe in atto (Watzlawick, Weakland, Fisch, 1974), a favore di un nuovo modo di percepire e reagire alle situazioni temute. Ciò porterà al persona a recuperare un controllo funzionale sugli eventi interni ed esterni che gli accadranno.

 

 

Ma cosa succede se la persona porterà una serie di problemi o un problema che in quel momento non sarà in grado di affrontare?

Le persone possono giungere al colloquio con una serie di problemi ancora da selezionare o con un unico problema già selezionato fra tanti, rispetto al quale però potrebbero non sentirsi pronte ad affrontare in tempi rapidi

Come si procede in questo caso?

Una manovra chiave in questa circostanza sarà rappresentata dalla seguente domanda:

  • Quale problema vorresti risolvere il più rapidamente possibile e a quale di questi sei disposto a focalizzare tutte le tue energie per affrontarlo?

 

 

Conclusioni

“Visto che il problema non era di immediata soluzione, non aveva molta importanza che fosse espresso correttamente!”, per concludere questo articolo, dunque, prendiamo in prestito le parole di Lewis Carroll con l’intento di invitare i terapeuti a Seduta Singola a trasmettere fiducia ai loro clienti, guidandoli costantemente nella selezione di quei problemi realmente risolvibili e sui quali potranno agire in tempi brevi.  

 

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).

Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

 

Bibliografia

Dryden, W. (2019). Single – Session Therapy (SST). 100 points & techniques. Routledge.

Watzlawick P., Weakland J. H., Fisch, R. (1974). Change: la formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.

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Angelica Giannetti