Come avrete già intuito dal titolo, questo articolo si rivolge principalmente a tutti quegli psicologi e psicoterapeuti che svolgono la loro professione all’interno di enti sanitari o sociali (pubblici o privati), che hanno il desiderio di contribuire al miglioramento della loro struttura, sia in termini di qualità e efficacia del servizio, operando attraverso metodi di intervento innovativi e efficaci, sia in termini di efficienza del servizio, riducendo le liste di attesa e rispondendo in breve tempo ad un maggiore numero di persone possibile.
L’obiettivo di questo articolo, infatti, è quello di illustrare un semplice processo per implementare una TSS nel proprio ente.
A questo punto, quindi vi starete domandando, ma da dove partire? Come implementare un processo così rivoluzionario nella nostra quotidianità lavorativa?
Prima di intraprendere un cambiamento di tale natura è fondamentale conoscere e approfondire esperienze simili esistenti già al mondo, non solo per farci ispirare, ma per poter comprendere più a fondo gli aspetti organizzativi e metodologici necessari per accedere a tale trasformazione.
Vi ricordiamo che la TSS è una metodologia applicata in diversi Paesi (Stati Uniti, Australia, solo per citarne alcuni) già da molti anni, pertanto molti terapeuti prima di noi si sono imbattuti in alcuni dilemmi clinici e organizzativi, trovando soluzioni efficaci per affrontarli. Oggi queste esperienze possono rappresentare un valido supporto per implementare un nuovo processo lavorativo.
Un esempio in tal senso ci viene dal Bouverie Centre di Melbourne (Australia), un centro per la formazione, la ricerca e la terapia familiare.
Qual è l’esperienza del Bouverie Centre?
Il Bouverie Centre nel 2009 decise di implementare per 12 mesi un processo di lavoro a sessione singola, chiamata Single Session Work (SSW), come modello principale di fornitura di servizi per tutti i nuovi appuntamenti familiari, valutandone l’esperienza.
La SSW fu presentata per la prima volta al Centro nel 1994 quando un certo numero di membri dello staff appresero del lavoro del Centro di Dalmar a Sydney (Price, 1994), del lavoro del team di Canberra Child and Adolescent Mental Health e degli scritti di Moshe Talmon e dei suoi colleghi (1990, 1993). Tuttavia, dal 2009 il processo della SSW fu sviluppato dallo staff per un periodo di 17 anni, diventando così la base del loro insegnamento accademico e della formazione professionale (Young, Weir, Rycroft, & Whittle, 2006).
Ma quali erano i punti chiave del processo della SSW da cui trarre ispirazione?
La SSW si basava su due punti chiave:
- il primo, rappresentato dai servizi di consulenza e terapia, che per la maggior parte dei clienti era della durata di una o due sessioni (Boyhan, 1996; Price, 1994; Talmon, 1990; Weir, Wills, Young, & Perlesz, 2008);
- il secondo, dagli studi di follow-up dei clienti seguiti mediante la SWW (Boyhan, 1996; Harper-Jaques, McElheran, Slive, & Leahy, 2008; Perkins, 2006; Perkins & Scarlett, 2008; Price, 1994; Talmon, 1993).
Nell’adottare tale processo come cornice principale per fornire servizi clinici alle famiglie, un altro aspetto fondamentale era rappresentato dal mettere in atto processi organizzativi che avrebbero supportato lo staff ad esplorare e praticare la SSW come la formazione del personale, addestrato nella teoria e nella pratica dai clinici del Bouverie con esperienza in questo settore.
Ma come sia articola il processo della SSW?
Tutti i nuovi clienti che hanno contattato il Bouverie Centre tra novembre 2009 e dicembre 2010 hanno avuto:
- un primo contatto con un operatore telefonico, che descriveva il processo della SSW al momento della prenotazione dell’appuntamento iniziale. Tale operatore inviava una lettera e un questionario pre-SSW per ogni membro della famiglia coinvolta, da completare e portare alla sessione. Il questionario pre-SSW chiedeva ai clienti di identificare i problemi che li portavano alla consulenza, e come speravano che il counseling potesse essere utile per loro;
- raccolta dei questionari da parte dei terapeuti durante l’aggiornamento prima della sessione. I questionari poi erano utilizzati successivamente per guidare la sessione;
- svolgimento della sessione Sono consentiti novanta minuti a due ore per la sessione faccia a faccia e i familiari vengono seguiti telefonicamente dopo un periodo di tempo negoziato. È in questo momento che il terapeuta e la famiglia decidono insieme se ulteriori appuntamenti saranno fatti. Quindi una cornice di una singola sessione incoraggia i terapeuti a tenere a mente la possibilità che si verifichino cambiamenti imprevisti dopo la sessione e che una sessione possa essere tutta la famiglia;
- somministrazione di un questionario post-SSW, in cui veniva chiesto ai membri della famiglia di riesaminare quanto i problemi che avevano portato all’attenzione fossero ancora una difficoltà.
Per supportare l’implementazione della SSW, infine erano state incluse uleriori funzionalità aggiuntive tra cui le SSW open days, ovvero dei giorni di apertura di una singola sessione programmati per quattro volte l’anno. Questi erano utilizzati da altri servizi per riunire il personale attorno alla pratica della SSW (Curtis, Whittaker, Stevens e Lennon, 2002; Price, 1994). Le giornate coinvolgevano il personale che programmava appuntamenti per vedere nuove famiglie allo stesso tempo.
Conclusioni
Per concludere, dunque, gli ingredienti fondamentali per implementare un semplice processo di TSS nel tuo ente possono essere così sintetizzati: la formazione del personale alla pratica della TSS per fornire una cornice metodologica che incoraggi i terapeuti a tenere a mente la possibilità che i cambiamenti possono verificarsi già dopo una singola sessione; l’attivazione di servizi di consulenza e terapia della durata di una singola sessione; infine la valutazione del processo e dei risultati ottenuti.
Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
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Bibliografia
Boyhan, P. (1996). Clients’ perceptions of single session consultations as an option to waiting for family therapy. Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, 17(2), 85–96.
Curtis, A.,Whittaker, A., Stevens, S., &Lennon, A. (2002).Single session family intervention in a local authority family centre setting. Journal of Social Work Practice, 16(1), 39–41.
Harper-Jaques, S., McElheran, N., Slive, A., & Leahey, M. (2008). A comparison of two approaches to the delivery of walk-in single session mental health therapy. Journal of Systemic Therapies, 27(4), 40–53.
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O’Neill, I., Rottem, N., (2012). Reflections and Learning From an Agency-Wide Implementation of Single Session Work in Family Therapy, 33 (1). Australian and New Zealand Journal of Family Therapy.
Perkins, R. (2006). The effectiveness of one session therapy using a single-session therapy approach for children and adolescents with mental health problems. Psychology and Psychotherapy: Theory, Research, and Practice, 79, 215–227.
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Young, J.,Weir,S., Rycroft, P., &Whittle, T. (2006). Single session work implementation resource parcel. Brunswick, VIC: The Bouverie Centre.