L’obiettivo dell’articolo di oggi è quello di fare un excursus sulle Problematiche Alimentari, descrivendone le loro caratteristiche, la classificazione diagnostica secondo il DSM-5 e il modo di intervenire attraverso la Terapia a Seduta Singola.
Cosa si intende con Problemi Alimentari?
Quando parliamo di Problemi Alimentari ci riferiamo a un’alterazione delle abitudini alimentari della persona. Queste alterazioni che spesso hanno un’insorgenza durante l’adolescenza, si manifestano come una difficoltà nel mantenere un rapporto equilibrato con il cibo, che a sua volta comporta la messa in atto di una serie di comportamenti disfunzionali che inficiano il benessere e le varie sfere di vita della persona.
Classificazione diagnostica secondo il DSM-5
Il DSM-5 descrive otto categorie diagnostiche con cui classifica le Problematiche Alimentari: Pica; Disturbo di ruminazione; Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo; Anoressia nervosa; Bulimia nervosa; Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating); Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con specificazione; Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione.
Tra queste, le più diffuse sono l’Anoressia nervosa, la Bulimia nervosa e il Binge eating.
Quali caratteristiche presentano?
- L’Anoressia nervosa comporta restrizioni nell’assunzione di cibo associate a volte a condotte di eliminazione. Conseguentemente, la persona mostrerà una diminuzione del peso corporeo, preoccupazione e paura di aumentare tale peso o diventare grassa e alterazione nella percezione del proprio corpo.
- La Bulimia nervosa, al contrario, è caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate seguite da inappropriate condotte di eliminazione compensatorie.
- Il Disturbo da alimentazione incontrollata o Binge eating, infine, è contraddistinto da ricorrenti episodi di abbuffate ma senza condotte di eliminazione. A differenza delle prime due, il soggetto mostra meno interesse nei confronti del peso e del proprio corpo (American Psychiatric Association, 2014).
In che modo intervenire?
In un intervento di Terapia a Seduta Singola il professionista orienta il focus verso la definizione del problema in termini operativi, in modo da consentire alla persona di ristrutturare la visione del problema, fornendogli una nuova lente con cui vedere ciò che gli accade.
Il passo successivo consiste nella definizione dell’obiettivo, che deve essere definito insieme alla persona.
L’intervento si concentrerà, inoltre, sull’indagine delle risorse dell’individuo e delle eccezioni al problema, ovvero quelle situazioni in cui la persona è riuscita ad affrontare in modo diverso la sua problematica (ad esempio è riuscita a non indursi il vomito dopo l’abbuffata).
Sono infine identificati i comportamenti disfunzionali, ovvero le Tentate Soluzioni messe in atto dallla persona nel tentativo di risolvere il problema, peggiornadolo.
Quali sono le Tentate soluzioni disfunzionali tipiche dei Problemi alimentari?
Tra le tentate soluzioni disfunzionali messe tipicamente in atto dalle persone che presentano problemi nella gestione della propria alimentazione, si possono annoverare: il vietarsi di assumere cibi calorici, l’utilizzo di diete a lungo termine, il lasciarsi andare al cibo, il consumare più di quanto si mangia, l’utilizzo di condotte compensatorie come il vomito ecc. (Cannistrà F. &Piccirilli F, 2018).
Perché richiedere una terapia veloce nei tempi?
Dall’inizio della pandemia da COVID-19 le richieste di trattamenti per i Problemi alimentari sono aumentate considerevolmente e, con queste, sono aumentate le liste e quadruplicati i tempi di attesa. In questo contesto l’utilizzo di una terapia che preveda una sola seduta è risultato molto positivo.
La Terapia a Seduta Singola si è dimostrata efficace per i Problemi Alimentari?
I risultati di una ricerca di Schleider et al. (2023) hanno evidenziato una riduzione di sintomi e una diminuzione della compromissione in persone affette da Problemi Alimentari trattate con la Terapia a Seduta Singola, sebbene sarebbero necessari studi aggiuntivi che indaghino ulteriormente se l’utilizzo di tale approccio terapeutico possa portare a una diminuzione di drop out e a una riduzione della sintomatologia. Per di più, Schleider e colleghi hanno suggerito che il trattamento combinato della Terapia a Seduta Singola con trattamenti più tradizionali possa condurre ad un aumento degli effetti dell’intervento (Linardon J.& Fuller-Tyszkiewicz M., 2023). Sono state presentate da questi ultimi le prove di 60 studi clinici a sostegno dell’efficacia degli interventi di Terapia a Seduta Singola per varie problematiche a livello di salute mentale. Anche questi aspetti necessitano però di ulteriori indagini in quanto la ricerca sugli interventi per i Problemi Alimentari è attualmente limitata (Wade T., 2023).
Conclusione
I Problemi Alimentari rappresentano una problematica sempre più diffusa e risultano sempre maggiori le richieste di intervento. Questo presuppone la necessità di una diminuzione dei tempi di attesa. Tale aspetto potrebbe essere risolto tramite utilizzo di una Terapia a Seduta Singola, la cui efficacia è stata dimostrata per mezzo di alcuni studi e ricerche anche se sono necessarie ulteriori indagini a riguardo.
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Stefania Schippa
Psicologa in formazione presso
l’Italian Centerfor Single Session Therapy
Bibliografia
American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM 5. Raffello Cortina.
Cannistrà F. &Piccirilli F (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.
Wade T. (2023). Developing the “single-session mindset” in eating disorder research: Commentary on Schleider et al., 2023 “Realizing the untapped promise of single-session interventions for eating disorders”. International Journal of Eating Disorder. 56:864–866.
Linardon J.& Fuller-Tyszkiewicz M. (2023). The promise of single session interventions for eating disorders: Lessons to be learned from research on digital mental healt. Commentary on Schleider et al. (2023). International Journal of Eating Disorder. 56:867–870.