Apriamo l’anno affrontando un tema fondamentale per la nostra professione di psicologi e psicoterapeuti ovvero la situazione riguardante la salute mentale e i programmi d’intervento previsti nei prossimi anni.
Già prima della pandemia i dati sulla salute mentale non erano rassicuranti e le difficoltà derivanti dall’ondata pandemica hanno accentuato un quadro di per sé già precario sia sotto il profilo dell’aumento del disagio mentale, sia rispetto alle risposte fornite dai sistemi sanitari.
Ed è stato proprio quest’ultimo aspetto a destare particolare interesse a livello mondiale, diventando l’argomento centrale della Giornata Mondiale della Salute Mentale (World Mental Health Day) tenutasi il 10 ottobre 2021 sul tema “Salute mentale in un mondo disuguale: insieme possiamo fare la differenza” (WFMH, 2021).
Quali sono i dati emersi sulla Salute Mentale e l’accesso ai servizi?
Secondo i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il numero delle persone con problemi di depressione e/o ansia dopo la pandemia è aumentato di quasi il 50% e il divario rispetto all’accesso alle cure terapeutiche tra i Paesi ad alto, basso e medio reddito rimane ancora un tasto dolente.
Durante la Giornata, poi è stato condiviso il Rapporto Mental Health ATLAS 2020 curato dall’OMS all’interno del quale è stata riportata una raccolta di dati forniti dai Paesi di tutto il mondo sulle politiche per la salute mentale attuate e il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi del Piano d’azione globale per la salute mentale 2020 dell’OMS.
Cosa è stato rilevato dal Rapporto ATLAS 2020?
Il nuovo Atlante della salute mentale ha messo in luce il fallimento mondiale nel fornire alle persone i servizi di salute mentale necessari, in particolar modo nell’ultimo periodo della pandemia COVID-19, dove la domanda di aiuto è stata in crescita. I dati provenienti da 171 Paesi, inoltre, hanno evidenziato il mancato raggiungimento di quegli obiettivi che avrebbero portato a un aumento della qualità dei servizi forniti (Mental Health ATLAS, 2020).
Vediamo quali sono gli obiettivi mancati:
- Mancanza di progressi in termini di leadership, governance e finanziamenti: nel 2020, solo il 51% dei 194 Stati membri dell’OMS ha riferito che la propria politica o piano per la salute mentale era in linea con gli strumenti internazionali e regionali sui diritti umani, un dato al di sotto dell’obiettivo previsto dell’80%. E solo il 52% dei paesi ha raggiunto l’obiettivo relativo ai programmi di promozione e prevenzione della salute mentale, anch’esso al di sotto dell’obiettivo dell’80%.
L’unico obiettivo raggiunto per il 2020 ha riguardato la riduzione del tasso di suicidi del 10%, ma anche per questo ambito, solo 35 paesi hanno affermato di avere una strategia, una politica o un piano di prevenzione autonomi.
Gli unici progressi evidenziati hanno riguardato l’adozione di politiche, piani e leggi sulla salute mentale, nonché il miglioramento della capacità di riferire una serie di indicatori chiave della salute mentale. Inoltre, anche quando le politiche e i piani includevano stime delle risorse umane e finanziarie richieste, solo il 39% dei paesi intervistati ha indicato che le risorse umane necessarie erano state assegnate e il 34% che le risorse finanziarie richieste erano state fornite.
- Il trasferimento delle cure alla comunità è lento: nonostante l’OMS abbia raccomandato il decentramento dell’assistenza sanitaria mentale nei contesti comunitari, solo il 25% dei Paesi hanno rispettato tutti i criteri per l’integrazione della salute mentale nelle cure primarie. Sebbene siano stati compiuti progressi nella formazione e nella supervisione nella maggior parte dei Paesi, la fornitura di farmaci per le condizioni di salute mentale e l’assistenza psicosociale nei servizi di assistenza sanitaria di base rimane limitata. Ancora una volta più del 70% della spesa pubblica totale per la salute mentale è stata assegnata agli ospedali psichiatrici nei paesi a medio reddito, rispetto al 35% nei paesi ad alto reddito. C’è stato, però, un aumento della percentuale di Paesi che segnalano l’inclusione nell’assicurazione sanitaria nazionale o negli schemi di rimborso nel 2020 del trattamento di persone con specifiche condizioni di salute mentale (psicosi, disturbo bipolare e depressione).
- Aumento della promozione della salute mentale, ma con poche prove di efficacia: un dato incoraggiante è stato rappresentato dall’aumento dei paesi che hanno segnalato programmi di prevenzione e promozione della salute mentale, dal 41% degli Stati membri nel 2014 al 52% nel 2020. Tuttavia, il 31% del totale dei programmi segnalati non disponeva di risorse umane e finanziarie dedicate, il 27% non hanno un piano definito e il 39% non ha avuto prove documentate di progressi e/o impatto.
- Leggero aumento della forza lavoro per la salute mentale: il numero mediano globale di operatori della salute mentale per 100.000 abitanti è leggermente aumentato da nove lavoratori nel 2014 a 13 lavoratori per 100.000 abitanti nel 2020. Tuttavia, c’è stata una variazione molto elevata tra paesi con diversi livelli di reddito, con il numero di operatori sanitari nei paesi ad alto reddito oltre 40 volte superiori a quelli dei paesi a basso reddito (quotidianosanità.it, 2021).
Quali sono i nuovi obiettivi per il 2030 riportati nell’Atlante della salute mentale?
Gli obiettivi globali riportati nell’Atlante per il 2030 rappresentano l’estensione di quelli già individuati nel Piano d’azione globale per la salute mentale dell’OMS per il 2020, con l’aggiunta di nuovi obiettivi per l’inclusione delle malattie mentali, il sostegno sanitario e psicosociale nei piani di preparazione alle emergenze, l’integrazione della salute mentale nell’assistenza sanitaria di base e la ricerca sulla salute mentale (quotidianosanità.it, 2021).
Quali azioni potrebbero portare a un raggiungimento concreto di tali obiettivi e diminuire la diseguaglianza nelle cure?
Come sostiene la Lancet Commission on Global Mental Health and Sustainable Development (2018) gli obiettivi di sviluppo sostenibile non sono raggiungibili senza apportare miglioramenti significativi alla prevenzione, al trattamento e alla promozione della salute mentale. Solo identificando la salute mentale come una priorità umanitaria e di sviluppo, si potranno fare investimenti in grado di garantire servizi mentali di qualità per tutti.
Quali sono le caratteristiche della Terapia a Seduta Singola in grado di renderla uno strumento ideale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile nell’ambito della salute mentale?
La TSS come metodo d’intervento in grado di fornire risposte efficaci e in tempi brevi, rappresenterebbe lo strumento ideale per favorire l’integrazione della salute mentale nell’assistenza sanitaria di base e l’introduzione del sostegno sanitario e psicosociale nei piani di preparazione alle emergenze cosi come previsto nel Piano d’azione globale per la salute mentale 2030. Come già esposto in precedenti articoli la Terapia a Seduta Singola ha fornito risposte efficaci in contesti emergenza e quando utilizzata all’interno dei Servizi Walk – In può rappresentare un valido supporto per gli interventi di comunità (Cannistrà & Piccirilli, 2018).
Conclusione
Per concludere abbiamo condiviso l’importanza di un lavoro sinergico e orientato alla valorizzazione degli interventi sulla salute mentale. Ancora oggi purtroppo esistono molte differenze economiche, sociali e culturali che ostacolano la realizzazione di servizi per la salute mentale di qualità in grado di raggiungere tutte le persone che ne hanno bisogno. Tali problematiche, inoltre, sono state accentuate negli ultimi due anni dalla pandemia e dalla conseguente maggiore difficoltà di accesso alle cure. Durante la Giornata Mondiale della Salute Mentale 2021 tutto ciò è stato affrontato con l’intento di fissare nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile orientati a superare le diseguaglianze nell’ambito della salute mentale, incidendo in modo particolare sui servizi di comunità e sulle misure di emergenza. La TSS ancora una volta grazie alle sue caratteristiche potrebbe rappresentare uno strumento d’elezione per raggiungere tali obiettivi.
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia.
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.
Talmon, M. (1990). Terapia a seduta singola: massimizzare l’effetto del primo (e spesso unico) incontro terapeutico. San Francisco: Jossey-Bass.
Ivbijaro, MBE JP G., (2021). Mental health in an unequal world, from https://wfmh.global/news/2020.20-09-22_wfmh-presidents-foreword.
WHO, 2021. Mental Health ATLAS, 2020, World Health Organization 2021.
Daniels, I. (2020). WFMH President’s Foreword, from https://wmhd2021.com/index.php.