Riprendiamo il 2020 con un nuovo ciclo di articoli che ci permetterà di essere sempre aggiornati e di scoprire come il metodo della Terapia a Seduta Singola può essere applicato in diversi modi e ambiti d’intervento.
Di cosa parla l’articolo di oggi?
Attraverso la descrizione di un caso clinico illustreremo come si può interrompere un sintomo grave come quello dei pensieri ossessivi mediante un singolo incontro di terapia cognitiva associata alla fede religiosa (Gangdev, 1998).
Ora vi starete domandando cosa c’entra la fede religiosa con la psicoterapia?
La psicologia ha dedicato diversi studi sull’interazione tra religione e psicologia. Lasure e Mikulas (1996), ad esempio, hanno citano diversi esempi di come il comportamento possa modificarsi a partire dalla Bibbia; De Silva (1984; 1985) ha evidenziato il parallelo tra il buddismo e la moderna pratica di trasformazione cognitiva e comportamentale. Shamasundara (1995) ha fatto notare come la mitologia indiana può essere utile in terapia. Inoltre, nonostante i dubbi iniziali sull’applicabilità della Rational Emotive Therapy (RET) a pazienti religiosi (Wessler, 1994; Ellis, 1994), recentemente è stata sviluppata la Christian RET (Johnson, 1992; 1993) e la stessa terapia cognitiva di Beck è stata usata per trattare i pazienti cristiani.
Case History
Una donna sposata di 25 anni, si presentò dallo psicoterapeuta in quanto da tre mesi aveva persistenti dubbi sul fatto di aver investito un pedone mentre era alla guida (tanto da dover tornare a controllare) e sul fatto che una ragazza con la quale aveva parlato casualmente potesse raccontare alla polizia che era stata molestata, con la conseguente paura di essere arrestata per abusi sessuali e la rinuncia al suo bambino che aspettava. La donna, inoltre, presentava insonnia, scarsa concentrazione e mancanza di motivazione anche se aveva negato di avere al risveglio mattutino sintomi somatici, anedonia e variazione diurna del suo umore.
In seguito a una prima valutazione le fu prescritto il Temazepam per l’insonnia, ma senza alcun miglioramento.
Qualche mese prima della richiesta di aiuto, si era dimessa dal suo lavoro perché aveva sviluppato un altro dubbio persistente legato all’idea di poter essere accusata di furto dal suo datore di lavoro. Nella sua vita non c’era stata nessuna precedente storia psichiatrica o farmacologica.
Dal momento che con suo marito non erano stati in grado di concepire un figlio, lo lasciò. Successivamente però rimase incinta e si riconciliarono.
La donna aveva la tendenza a controllare le serrature più volte e in alcune occasioni era tornata dal lavoro per assicurarsi che le porte fossero bloccate.
L’esame rivelò una donna estremamente tesa che ammetteva di essere ossessionata dai dubbi: l’ossessione di essere accusata di abuso sessuale era molto molto più frequente rispetto all’altro dubbio, ma non riusciva a dire da quanto tempo avesse tali ossessioni emergessero. Il suo umore era triste ed era ansiosa, ma la sua percezione e le sue capacità cognitive non ne erano state influenzate.
Le fu diagnosticato un Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) con una depressione secondaria, in quanto la donna riferiva di avere sbalzi di umore a causa dei suoi dubbi.
Dal momento che era rimasta incinta, voleva essere trattata solo con la psicoterapia in quanto non voleva esporre il nascituro alla droga. Dopo una breve discussione sui principi della CT, la sessione fu condotta il giorno successivo: dopo aver identificato e discusso delle sue distorsioni cognitive (pensiero = azione, inferenza arbitraria), le fu consigliato di fermare il pensiero, usando un elastico e delle immagini per rilassarsi e spostare l’attenzione sui pensieri positivi.
Tre giorni dopo la seduta la donna riferì di sentirsi meglio, inoltre, il sonno e l’appetito erano tornati normali.
La sua motivazione era notevolmente migliorata, ma lei non aveva utilizzato la tecnica dell’elastico. Dichiarò di essersi ripresa completamente dopo aver accettato la spiegazione di sua madre che le aveva detto che da quando aveva perso la fede in Cristo, Satana aveva creato i dubbi nella sua mente. Solo se fosse tornata a Cristo, Satana sarebbe stato sconfitto e i dubbi avrebbero smesso di insorgere.
Poi iniziò a combattere le ossessioni affermando dentro di sé “No. Cristo mi aiuterà a guidare in sicurezza!” “No. Cristo non mi lascerà mai fare nulla di male!”
Si sentì subito rilassata e ottenne una completa guarigione. Occasionalmente, i dubbi tornarono, ma non la resero ansiosa.
Quattro mesi dopo, il suo medico di famiglia informò lo psicoterapeuta che poco dopo il rinvio la paziente si era ripresa completamente, stava bene e la sua gravidanza era progredita senza incidenti.
Che tipo di intervento è stato proposto mediante la Terapia Cognitiva?
Dall’analisi del caso si desume che alla donna sono state proposte delle tecniche di Cognitive Therapy utilizzate per il trattamento del DOC. Queste ultime prevedono:
- la stimolazione dei pensieri ossessivi
- il blocco dei pensieri
- la sfida dei pensieri automatici negativi (NAT).
Cosa ha scelto di fare, invece, la paziente?
La donna non ha impiegato l’arresto del pensiero per affrontare il suo problema, ma ha semplicemente sostituito i suoi pensieri automatici negativi (NAT) con dei pensieri automatici positivi (PAT). Perché tale passaggio risulti efficace è necessario che alla base di un pensiero automatico positivo ci sia una forte credenza: senza credenza, i pensieri non avrebbero alcun impatto.
Nella TSS, ad esempio, è di fondamentale importanza l’individuazione e l’utilizzo delle risorse e dei punti di forza del paziente, piuttosto che l’insegnamento di nuovi modi di vivere (Hoyt e Talmon, 2014a) o di tecniche specifiche. Il presupposto è che le persone già siano in possesso di risorse, punti di forza e strategie di coping in grado di aiutarle a superare molte delle difficoltà che incontrano nella vita (Bohart e Tallman, 2010, 1999) e le credenze religiose rientrano tra queste.
Conclusioni
Questo caso mette in luce due aspetti importanti in grado di rendere un intervento rapido e efficace allo stesso tempo: il primo, riguarda il modo in cui le credenze religiose possono influenzare il risultato della terapia; il secondo, invece, sottolinea come per indurre dei cambiamenti nella cognizione e nel comportamento dei pazienti non è sempre necessario sfidare le credenze del paziente. Queste ultime se utilizzate nella terapia possono rappresentare una risorsa fondamentale per il cambiamento.
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola: Principi e pratiche. Firenze: Giunti Editore.
Bohart A. C., Tallman K. (2010), «Clients: The neglected common factor in psychoterapy». In B. L. Dubcan S.D. Miller B.E. Wampold M. A. Hubble (eds.), The heart soul of change. Delivery wath works in therapy (2nd ed.), American Psychological Association, Washington, pp. 83 -112.
De Silva, P. (1984). Buddhism and behaviour modification. Behaviour Therapy and Research, 22667-678.
De Silva, P. (1985). Early Buddhist and modern behaviour modification strategies for the control of unwanted intrusive cognitions. Psychological Record, 35:437443.
Ellis, A. (1994). Rational-emotive therapy (RET) and pastoral counselling: a reply to Richard Wesaler. Personnel and Guidance Journal, 62:266-267.
Gangdev, P.S. (1998). Faith-assisted cognitive therapy of obsessive-compulsive disorder. Australian and New Zealand Journal of Psychiatry, 32575578.
Hoyt M. F, Talmon M. (2014a) (eds.), Capturing the moment. Singel Session Therapy and walk -in services, Crown House, Bancyfelin.
Lasure, L.C., Mikulas, W.L. (1996). Biblical behaviour modification. Behaviour Therapy and Research, 34563-566.
Johnson, W.B. (1992). Rational-emotive therapy and religiousness: a review. Journal of Rational-Emotive und Cognitive- Behuviour Therapy, l0:21-35.
Johnson, W.B. (1993). Christian rational emotive therapy: a treatment protocol. Journal of Psychology and Christianity, I2:254-26 1.
Shamasundara, C. (1995). Therapeutic wisdom in Indian mythology. American Journal of Psychotherapy Research, 47:443450.
Wessler, R.L. (1994). A Bridge Too far: incompatibilities of rational emotive therapy and pastoral counselling. Personnel and Guidunce Journal, 62:264-266.