La demenza è una malattia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, principalmente anziani, e comporta un progressivo declino delle funzioni cognitive e delle capacità di prendersi cura di sé in autonomia. Con il continuo invecchiamento della popolazione globale, si prevede che il numero delle persone con demenza aumenterà drasticamente nei prossimi decenni (Zarit & Zarit, 2015). Questa condizione non solo rappresenterà una sfida per le persone che ne vengono colpite, ma anche per i loro caregiver/familiari, che sono chiamati a gestire le diverse problematiche associate alla malattia.
Pertanto data la crescente prevalenza della demenza e la sempre maggiore responsabilità che ricade sui caregiver, spesso non preparati ad affrontare le sfide psicologiche ed emotive di tale problematica, si rende cruciale l’identificazione di interventi facilmente accessibili e efficaci per sostenere il benessere di chi si occupa delle persone con demenza.
Il carico dei caregiver e gli impatti psicologici e fisici
I caregiver, che in molti casi forniscono assistenza continuativa, si trovano ad affrontare una serie di stressor fisici e psicologici. L’assistenza a lungo termine può portare a gravi conseguenze, come depressione, insonnia, stress cronico, e una compromissione della funzione immunitaria (Schulz & Martire, 2004).
Inoltre, il burnout del caregiver è un fenomeno diffuso, che può accelerare l’istituzionalizzazione prematura dei pazienti e aumentare significativamente i costi sanitari. In alcune situazioni inoltre, gli effetti negativi sul benessere dei caregiver sono associati anche a una relazione disfunzionale tra caregiver e persona assistita, che può contribuire al peggioramento dei sintomi della demenza delle persone assistite (Brodaty & Donkin, 2009).
La necessità di interventi efficaci per ridurre lo stress da assistenza
Al fine di mitigare gli effetti dello stress, è fondamentale adottare interventi che supportino il benessere psicologico dei caregiver (Mittelman et al., 2004). Le strategie convenzionali, come suggerimenti tecnici sulla gestione quotidiana della persona e la consulenza educativa, tendono a produrre risultati limitati e non sono sufficienti per affrontare lo stress cronico. Di conseguenza, è importante cercare approcci che non solo affrontino i fattori di stress esterni, ma anche il modo in cui i caregiver percepiscono e reagiscono a tali fonti di stress (Gallagher-Thompson & Coon, 2007).
I vantaggi dell’intervento a Sessione Singola
La Terapia a Seduta Singola è un tipo di intervento che si svolge in un’unica sessione, con l’obiettivo di aiutare il cliente a risolvere problemi specifici, acquisire competenze pratiche e ricevere supporto psicologico. Sebbene si tratti di un intervento breve, è progettato per fornire soluzioni pratiche e far emergere risorse che il cliente può applicare autonomamente nella vita quotidiana (Talmon, 1990; Cannistrà & Piccirilli, 2018).
In altre parole, l’obiettivo principale non è risolvere completamente il problema durante la sessione, ma fornire gli strumenti necessari per affrontarlo in modo autonomo e efficace. I principali vantaggi di un intervento di TSS rispetto ai programmi a lungo termine includono la maggiore accessibilità e il minor costo, aspetti fondamentali per una popolazione di caregiver spesso sopraffatta dagli impegni di assistenza, che si trova spesso a dover gestire problematiche come mancanza di:
- una chiara definizione di ruoli e di spazi di benessere: anche se può sembrare difficile, prendersi delle pause infatti è essenziale per ricaricare le energie. Stabilire brevi momenti di distacco dal ruolo di assistenza consente di ridurre la tensione;
- piani di supporto: definire i propri limiti e delegare compiti specifici ad amici o altri familiari è fondamentale per evitare l’affaticamento. Creare un piano di supporto pratico può aiutare a organizzare meglio il tempo e le energie, consentendo di sentirsi meno isolati e più sostenuti;
- limiti chiari rispetto al carico di lavoro: anziché cercare di gestire tutto insieme, concentrarsi su un singolo compito alla volta può ridurre lo stress. Questo approccio permette di ottenere piccole vittorie quotidiane e offre un senso di controllo anche nelle situazioni più complesse;
- rete di supporto e condivisione con altri caregiver: parlare con altri caregiver e condividere le proprie esperienze aiuta a normalizzare le difficoltà e a trovare nuove soluzioni. Anche gruppi di supporto offrono un importante spazio di confronto che può aiutare a ridurre il senso di isolamento e a sentirsi più compresi;
- strumenti di gestione delle emergenze: avere una lista di contatti e strumenti per gestire le emergenze può aiutare a ridurre l’ansia. Sapere di avere un piano d’azione per le situazioni critiche offre una base di sicurezza che può alleviare il carico emotivo.
Perché gli interventi brevi sono utili ai caregiver?
Recenti ricerche suggeriscono che singole sessioni di consulenza possono fornire benefici significativi ai caregiver. Nelle sessioni questi ultimi possono imparare a:
- gestire la comunicazione e i conflitti con il proprio familiare;
- sviluppare strategie per affrontare lo stress e migliorare il benessere psicofisico;
- stabilire routine che possano ridurre il carico di lavoro percepito.
Conclusioni
Essere un caregiver per una persona con demenza è un compito complesso e impegnativo. Tuttavia, con alcune strategie pratiche e con il supporto adeguato, è possibile migliorare la propria qualità di vita, riducendo lo stress e sviluppando un approccio positivo. Trovare il proprio equilibrio è fondamentale per il benessere, pertanto una breve sessione di consulenza o un piano di supporto possono fare una differenza significativa.
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Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.
Brodaty, H., & Donkin, M. (2009). Family caregivers of people with dementia. Dialogues in Clinical Neuroscience, 11(2), 217–228.
Gallagher-Thompson, D., & Coon, D. W. (2007). Evidence-based psychological treatments for distress in family caregivers of older adults. Psychology and Aging, 22(1), 37–51.
Mittelman, M. S., Roth, D. L., Coon, D. W., & Haley, W. E. (2004). Sustained benefit of supportive intervention for depressive symptoms in caregivers of patients with Alzheimer’s disease. American Journal of Psychiatry, 161(5), 850–856.
Schulz, R., & Martire, L. M. (2004). Family caregiving of persons with dementia: Prevalence, health effects, and support strategies. American Journal of Geriatric Psychiatry, 12(3), 240–249.
Talmon, M. (1990). Terapia a seduta singola: massimizzare l’effetto del primo (e spesso unico) incontro terapeutico. Jossey-Bass.
Zarit, S. H., & Zarit, J. M. (2015). Family caregiving in an aging society. Annual Review of Gerontology and Geriatrics, 35(1), 143–158.