L’emergenza coronavirus sta per volgere alla cosiddetta Fase 2 ovvero a quel momento di allentamento delle misure di restrizione sociale, che porteranno a muovere i primi timidi passi verso la tanto desiderata libertà.
Prima di passare a immaginare il prossimo futuro della Fase 2 vediamo quali sono secondo un articolo scientifico pubblicato sulla rivista The Lancet dal titolo The psychological impact of quarantine and how to reduce (Brooks et al., 2020), gli effetti della quarantena sul piano psicologico e sociale.
L’obiettivo dell’articolo di oggi sarà quello di andare a identificare le possibili problematiche che le persone dovranno gestire e il modo in cui gli psicologi potranno prepararsi ad intervenire.
Cos’è la quarantena?
La quarantena è la restrizione degli spostamenti e la separazione delle persone potenzialmente esposte a una malattia contagiosa con lo scopo di verificare il decorso della malattia e ridurre il rischio di contagio. Nonostante la sua definizione differisca da quella di isolamento, inteso come separazione delle persone contagiate dalle persone che non lo sono, i due termini spesso sono usati in modo intercambiabile.
Quali sono le sue origini?
La parola quarantena fu usata per la prima volta in Italia a Venezia nel 1127 come risposta alla lebbra e più tardi anche per la peste. Recentemente altre quarantene sono state imposte in aree della Cina e del Canada durante la diffusione della Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS) del 2003 e in interi villaggi dell’Africa occidentale durante l’epidemia di Ebola del 2014.
Perché è stata richiesta una revisione sulle conseguenze della quarantena?
La quarantena è spesso vissuta come un’esperienza spiacevole per coloro che la subiscono. La separazione dai propri cari, la perdita della libertà, l’incertezza sulla malattia e la noia possono creare effetti drammatici sulla salute mentale delle persone. Data la situazione che stiamo vivendo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha richiesto tale revisione, non solo per valutare l’impatto della quarantena sulla salute mentale, ma per individuare anche i fattori che possono contribuire a mitigarne gli effetti.
Come sono stati rilevati i dati per valutare l’impatto psicologico della quarantena?
La ricerca ha realizzato una revisione dell’impatto psicologico della quarantena utilizzando tre database elettronici da cui sono stati trovati 3166 articoli sull’argomento. Di questi ultimi ne sono stati inclusi nello studio 24, tutti riferiti a studi condotti in dieci paesi che avevano avuto contagi da SARS (11 studi), Ebola (cinque), pandemia di influenza H1N1 del 2009 e 2010 (tre), sindrome respiratoria del Medio Oriente (due) e influenza equina (una). Uno di questi studi riguardava sia l’H1N1 che la SARS.
Cosa è stato rilevato dalla revisione degli articoli?
L’analisi della maggior parte degli studi ha riportato effetti psicologici negativi tra cui sintomi di stress post-traumatico, confusione e rabbia. Per un approfondimento dei dati della ricerca e della bibliografia (clicca qui). Di seguito, invece, offriamo una sintesi dei fattori di stress durante e dopo la quarantena e delle azioni che possono mitigarne gli effetti ripresi dall’articolo.
Fattori di stress durante la quarantena
- Durata della quarantena
Gli studi hanno dimostrato che periodi prolungati di quarantena sono associati a problemi di salute mentale, sintomi post-traumatici da stress, comportamenti di evitamento e rabbia.
- Paure dell’infezione
I partecipanti a otto studi hanno riportato paure sulla propria salute o paure di infettare altri, in particolare in infettare i familiari.
- Frustrazione e noia
Il confinamento, la perdita della solita routine e il ridotto contatto sociale e fisico con gli altri sono stati spesso indicati come causa di noia, frustrazione e senso di isolamento dal resto del mondo. La frustrazione era esacerbata dal fatto di non poter prendere parte alle normali attività quotidiane, come fare acquisti per le necessità di base o prendere parte alle attività di social network tramite telefono o Internet.
- Forniture inadeguate
Avere forniture di base inadeguate (ad es. cibo, acqua, vestiti o alloggio) durante la quarantena è stato valutato come fonte di frustrazione e associato ad ansia e rabbia fino a 4-6 mesi dopo la quarantena.
- Informazioni inadeguate
La scarsità di informazioni da parte delle autorità sanitarie e la mancanza di linee guida chiare e insufficienti sulle azioni da intraprendere generavano confusione ed erano vissute come fonti di stress anche predittive dello sviluppo dei sintomi da stress post-traumatico.
Fattori di stress post quarantena
- Finanza
La perdita finanziaria può essere un problema durante e dopo la quarantena in quanto le persone si trovano a interrompere le loro attività professionali senza una pianificazione. Gli effetti dei disagi economici, inoltre, sembrano durare a lungo, determinando gravi problemi socioeconomici e il rischio di sviluppare disturbi psicologici, rabbia e l’ansia anche diversi mesi dopo la quarantena.
- Stigma
Lo stigma rappresenta una conseguenza importante che può durare anche per diverso tempo dopo la quarantena e il contenimento dell’epidemia. In un confronto tra operatori sanitari in quarantena e operatori non in quarantena, i primi mostravano più probabilità di stigmatizzazione e rifiuto da parte delle persone nei loro quartieri locali. Partecipanti a diversi studi ad esempio hanno riferito che venivano trattati in modo diverso: evitandoli, ritirando gli inviti sociali, trattandoli con paura e sospetto e facendo commenti critici.
Quali sono le misure che possono ridurre i rischi di un impatto negativo sulle persone durante e post quarantena?
Secondo gli autori dell’articolo le misure per mitigare l’impatto della quarantena sono:
- Riduzione del tempo della quarantena
Limitare la durata della quarantena per un periodo scientificamente ragionevole può minimizzare l’effetto negativo sulle persone. Per le persone già in quarantena, un’estensione di quest’ultima ad esempio, rischierebbe di esacerbare frustrazione o demoralizzazione.
- Informazioni chiare
Le persone in quarantena spesso possono temere di essere infettate o di infettare gli altri, inoltre, possono fare valutazioni catastrofiche di eventuali sintomi fisici riscontrati. Questa paura è un evento comune per le persone esposte a una preoccupante malattia infettiva e potrebbe essere esacerbata da informazioni inadeguate. Garantire che le persone abbiano una buona comprensione della malattia e le ragioni della quarantena dovrebbero essere una priorità.
- Garanzia di servizi e forniture
Le famiglie in quarantena dovrebbero disporre rapidamente di risorse sufficienti per i loro bisogni primari. Il coordinamento per la fornitura delle risorse dovrebbe idealmente avvenire in anticipo, con piani di conservazione e riallocazione stabiliti per garantire che queste ultime non si esauriscano.
- Interventi per ridurre la noia e migliorare la comunicazione
La noia e l’isolamento possono causare angoscia. Le persone in quarantena dovrebbero essere informate su cosa possono fare per evitare la noia e ricevere consigli pratici sulle tecniche di gestione dello stress e di coping; essere supportate nell’attivazione del social network per ridurre l’ansia e prevenire lo sviluppo di un’angoscia a lungo termine; messe nella condizione di comunicare con la propria famiglia e gli amici; avere accesso a un servizio online gestito da operatori sanitari in grado di fornire istruzioni su cosa fare in caso di sviluppo di sintomi e di rassicurare le persone che saranno curate se si ammalano.
- Attenzione agli operatori sanitari
Gli operatori sanitari sono spesso messi in quarantena e ciò può influenzare negativamente gli atteggiamenti stigmatizzanti degli altri. È anche possibile che gli operatori sanitari possano essere preoccupati di causare una carenza di personale nei luoghi di lavoro e di fare lavoro extra per i loro colleghi. Inoltre, essere separati dalla propria squadra di lavoro potrebbe sviluppare un senso di isolamento. Durante le epidemie di malattie infettive è stato scoperto che il supporto organizzativo è protettivo della salute mentale per il personale sanitario.
- Incoraggiamento all’altruismo
Sensibilizzare all’autoisolamento come azione volta ad aiutare a proteggere gli altri, compresi quelli particolarmente vulnerabili, può rendere la quarantena un atto più facile da sopportare, soprattutto se viene garantita la sicurezza e valorizzata la responsabilità di chi sceglie tale misura per beneficio degli altri.
Cosa suggeriamo noi dell’Italian Center for Single Session Therapy agli psicologi?
Tra pochi giorni le persone riprenderanno lentamente la loro routine e le loro attività. Fin da ora sappiamo che questo passaggio sarà molto delicato e stressante. Le persone si confronteranno con paure, traumi, lutti, perdite e una nuova e pesante gestione familiare. Adulti e bambini si troveranno ad affrontare una grande sfida quotidiana.
In che modo lo psicologo può rispondere alle nuove richieste?
Essere pronti ad affrontare la Fase 2 comporterà anche per lo psicologo una grande sfida. Occorrerà saper rispondere rapidamente alle richieste delle persone, sapendo inoltre alle difficoltà economiche a cui andranno incontro.
In questo clima quindi cosa può fare lo psicologo se non si è già preparato?
Due al momento sono i suggerimenti principali:
- Formazione: questo potrebbe essere il momento giusto per pensare a una formazione al fine di dotarsi degli strumenti necessari a rispondere alle diverse delle persone. Da un lato, sarà importante specializzarsi sui temi che verranno affrontati (stress post traumatico, lutto, ansia, depressione, perdita lavoro), mentre dall’altro sarà utile conoscere nuovi metodi e tecniche per fare terapia, tra cui quelli brevi come la Terapia a Seduta Singola, utili ed efficaci per fronteggiare situazioni che richiedono risposte rapide e a costi accessibili (clicca qui).
- Rimodulazione del proprio modo di fare terapia: in questa fase abbiamo capito che lo psicologo non potrà più esimersi dall’utilizzo della tecnologia (clicca qui). Alcuni psicologi la utilizzavano già in precedenza, altri si sono cimentati per l’occasione, ma uno degli aspetti fondamentali che abbiamo appreso da questa esperienza è che tutti gli strumenti per la comunicazione a distanza saranno necessari per diverso tempo ancora. Pertanto lo psicologo dovrà inserirli nel proprio bagaglio e renderli parte integrante della propria pratica professionale.
Conclusioni
La recensione sopra citata suggerisce che l’impatto psicologico della quarantena è ampio e può durare a lungo. Ciò non significa che la quarantena non debba essere utilizzata. Gli effetti psicologici di una diffusione incontrastata della malattia potrebbero essere peggiori. Tuttavia, privare le persone della libertà per il bene pubblico è spesso un tema controverso e deve essere gestito con attenzione. Se la quarantena è indispensabile, i risultati delle ricerche suggeriscono la necessità di prendere ogni misura per garantire che questa esperienza sia il più tollerabile possibile per le persone. Voi psicologi vi state preparando alla Fase 2?
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia
Brooks, S.K., Webster R.K, Louise E Smith, L.E., Woodland, L., Wessely, S., Greenberg, N., Rubin, G. J. (2020). The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence, Rapid Review from https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30460-8/fulltext
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola: Principi e pratiche. Firenze: Giunti Editore.