Come trasformare la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione in un intervento a seduta singola: tecniche e suggerimenti pratici.

Come trasformare la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione in un intervento a seduta singola: tecniche e suggerimenti pratici.

Con l’articolo di oggi vogliamo condividere alcuni modi e tecniche che ci permettono di trasformare un intervento di per sé già breve come quello della Terapia Centrata sulla Soluzione, in un intervento a singola sessione.

 

Qualcuno tra i lettori starà già obiettando e pensando tra sé e sé “ma se ho già una formazione specifica come posso adottare la TSS nella mia pratica senza snaturare il mio intervento?

Per chi avesse cominciato solo ora a leggere i nostri articoli o semplicemente volesse approfondire il tema, in un precedente articolo Psicoterapie e Terapia a Seduta Singola: con quali approcci si può condurre una TSS (clicca qui) potrà trovare riferimenti bibliografici e liee guida per orientarsi nell’integrazione della TSS nella propria pratica professionale.

 

Ora torniamo al nostro tema principale e vediamo cosa caratterizza le due forme di terapia!

  • Terapia a Seduta Singola

La TSS (Talmon, 1990) si caratterizzano per il fatto che ogni incontro è organizzato in modo tale da rappresentare una terapia completa. I terapeuti che la praticano partono da una forte convinzione che la terapia può avvenire in una sola sessione e che in quell’unica sessione è possibile ottenere cambiamenti significativi indipendentemente dalla gravità del problema presentato.

 

Come agiscono i terapeuti che utilizzano la TSS?

I terapeuti di TSS definiscono gli obiettivi della terapia con il cliente e sono orientati alla ricerca dei suoi punti di forza e delle risorse che gli permetteranno di affrontare i problemi. A partire dagli obiettivi sviluppano un piano concreto su come i pazienti possono affrontare le loro preoccupazioni. In alcune fasi della terapia il terapeuta può confrontarsi con il proprio team di lavoro se quest’ultimo opera all’interno di un servizio.

 

Come si articola il metodo?

In sintesi la TSS è un metodo che segue un processo che consiste in diverse fasi differenziate tra loro che l’Italian Center for Singe Session Therapy ha individuato in cinque momenti (Cannistrà &Piccirilli, 2018) e che seguono un ordine sequenziale (clicca qui):

  1. Fase del primo contatto e intervista pre-seduta
  2. Fase della sessione con priorizzazione dei problemi, definizione dell’obiettivo e feedback
  3. Fase dell’esplorazione delle tentate soluzioni e delle risorse del paziente
  4. Fase della chiusura della sessione, prescrizione dei compiti e valutazione della seduta
  5. Folow- up

 

  •  Terapia Breve Centrata sulla Soluzione

La TBCS (De Shazer, 1985, 1988; Berg, 1994a; De Jong & Berg, 2008) è un modello che si basa sulla teoria dei sistemi generali, la cibernetica, il costruttivismo e il costruzionismo sociale. Le sue tecniche sono state sviluppate dal lavoro del team del Mental Research Institute di Palo Alto, in California e dal team del Milwaukee Brief Family Therapy Center (BFTC).

 

Quali sono le tecniche principali?

Le tecniche della TBCS sono progettate affinché la persona possa concentrarsi di più sulle soluzioni, i punti di forza e le risorse personali e familiari includono:

  • Il lavoro sulle eccezioni al problema (quei momenti in cui il problema non è presente o è meno intenso) e la Miracle Question;
  • domande di proiezione al futuro (cosa farà il cliente quando il problema cesserà di essere presente nella sua vita);
  • definizione di obiettivi gestibili;
  • la procedura dello scaling (“su una scala da 0 a 10, dove 0 rappresenta il momento peggiore del problema e 10 il momento in cui è già risolto in modo soddisfacente, a che numero sei attualmente?”)

 

Vediamo ora come integrare i due interventi a partire dai punti in comune e dalle tecniche che rendono l’intervento più efficace e breve!

Ogni modello di psicoterapia è supportato da determinate credenze dalle quali derivano una serie di procedure o tecniche che lo caratterizzano, differenziandolo da tutti gli altri. Di seguito elenchiamo le credenze comuni di un intervento di TBCS e di TSS.

  

  1. Non è necessario conoscere molto il problema per iniziare a risolverlo

 Questa idea consente al professionista di assumere il ruolo di facilitatore del cambiamento, evitando al terapeuta l’idea errata che è possibile intervenire solo quando si è giunti a una precisa diagnosi del problema. In queste forme di terapia la diagnosi nosografica viene sostituita da quella operativa, che permette al terapeuta di comprendere come funziona il sistema e di agire direttamente su di lui, come in un processo di ricerca- azione (Cunningham, 1976; Lewin, 1946).   

 

  1. Basta una piccola modifica per avviare la soluzione

A partire dalla teoria generale dei sistemi sappiamo che un piccolo cambiamento in una parte del sistema produce cambiamenti negli altri elementi e nel sistema totale, pertanto il professionista potrà evitare di affidarsi all’idea che maggiore è la complessità e la gravità del problema e maggiore sarà la complessità e la grandezza delle soluzioni. Piccoli cambiamenti potranno produrre un effetto domino che influenzerà le diverse aree della persona o della famiglia.

 

  1. Gli individui e le famiglie hanno le risorse necessarie per affrontare le loro difficoltà

Le persone hanno risorse, punti di forza e strategie di coping che gli permettono di superare le avversità (Bohart & Tallman, 2010, 1999). Anche le famiglie di fronte allo stress, attivano processi di riorganizzazione di significati e di comportamenti che gli permettono di recuperare e mantenere livelli di funzionamento ottimali e benessere, bilanciando risorse e bisogni.

 

  1. La sessione può essere una terapia completa!

Il processo terapeutico è orientato al raggiungimento di qualcosa di concreto al termine della seduta che accompagnerà la persona anche al di fuori della terapia, conducendola verso il futuro e nel processo di cambiamento.

 

  1. Una visione polioculare

L’uso della risorsa del team terapeutico composto dai diversi professionisti che partecipano alla sessione, sia come terapisti che conducono il colloquio sia come terapisti che osservano, può essere paragonato al fenomeno della visione polioculare in cui le differenze tra le visioni di entrambi gli occhi portano al   raggiungimento della percezione della profondità.

 

Veniamo ora alcuni esempi di intervista in cui sono inserite le tecniche di TBCS che rendono l’intervento più rapido

Insoo Kim Berg insieme a Peter De Jong nel 2008 ha creato una guida dal titolo Interwieving for Solution in cui è stata delineata l’intervista prototipo della singola sessione. Nella guida viene descritto il modo di procedere nella conversazione terapeutica quando si ha poco tempo a disposizione e si ha quindi una sola occasione per intervenire.

 

Ecco alcuni esempi di come l’intervista possa essere utilizzata in diverse situazioni:

  • Intervista a clienti inviati da terzi
    1. Di chi stata l’idea di venire da me?
    2. Cosa convincerà questa persona che non hai bisogno di venire a trovarmi?
    3. Su una scala da 0 a 10 (con zero come il peggior momento e 10 quello migliore) dove saresti in questo momento se dovessi valutare questa situazione?
    4. Dove vorresti essere sulla scala la prossima settimana?
    5. Quanto è importante per te apportare queste modifiche (su una scala da 1 a 10)?
    6. Quanto sei disposto a lavorarci?

 

  • Intervista a clienti che arrivano di spontanea volontà
    1. In che modo sarai cambiato in seguito alla tua visita e dopo aver parlato con me?
    2. Quando è stata l’ultima volta che l’hai fatto o che l’hai fatto per un breve periodo di tempo?
    3. Come ci sei riuscito?
    4. Cosa direbbe il tuo migliore amico su come hai realizzato questo?
    5. Cosa ci vorrebbe per farlo di nuovo?
    6. Cosa devi fare per salire di un punto sulla scala?
    7. Gli altri cosa direbbero che dovresti fare per salire di un punto sulla scala?

 

  • Domanda del miracolo
    1. Supponiamo che un miracolo è accaduto mentre dormivi e il problema che ti ha portato qui è risolto.
    2. Che cosa hai intenzione di fare diversamente?
    3. Chi sarà il primo a notare che stai facendo le cose diversamente?
    4. Cosa noterebbe diversamente di te?
    5. Quando è stata l’ultima volta che è successo anche solo per poco’?
    6. Come l’hai fatto accadere?
    7. Cosa ci vorrebbe per farlo di nuovo?
    8. Se fingessi, anche per un breve momento, che si fosse verificata una piccola parte di quel miracolo, quali una o due cose sarebbero diverse?

 

  • Intervista per terzi che inviano il cliente
    1. Sostengo e sono d’accordo con il tuo insegnante e riconosco il duro lavoro che hai fatto con il bambino, comprendo le sue frustrazioni e lo sforzo che ha fatto per superare tutto ciò. Vorrei farti alcune domande:
    2. Quali qualità speciali vedi in questo bambino che gli dicono che sarà in grado di farlo?
    3. Come giudichi le potenzialità di questo bambino di cambiare in meglio?
    4. Qual è il minimo cambiamento che questo bambino deve fare?
    5. Raccontami dell’ultima volta in cui il bambino è stato, anche un po’ di più, come si comporta meglio
    6. Come pensi che sia successo?
    7. Su una scala da 0 a 10 (0 è il momento peggiore, 10 il migliore), dove valuteresti il ​​comportamento attuale del bambino?
    8. Qual è il voto più alto raggiunto dal bambino?
    9. Dove giudichi il potenziale di cambiamento di questo bambino?
    10. Qual è la prima piccola cosa che posso fare per aiutarti?

 

Conclusioni

Nell’articolo sono state presentate alcune delle credenze che guidano i terapeuti che intervengono con l’utilizzo di metodi o modelli di Terapia Breve (es. TSS o TBCS), inoltre sono state individuate alcune modalità di intervista in grado di rendere l’approccio focalizzato sulla soluzione ancor più breve al punto da essere realizzato attraverso un’unica sessione. Ma perché tanto sforzo? Non basta che un intervento sia efficace e basta? Per rispondere a questa domanda riportiamo le parole di De Shazer (1991a) secondo il quale: “Terapia Breve” significa semplicemente terapia che dura il minor numero di sessioni possibili, non una più del necessario…” . E se per necessario in alcune situazioni si intendesse solo una?  

 

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).

Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

 

Bibliografia

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola: Principi e pratiche. Firenze: Giunti Editore.

de Shazer, S. (1985). Keys to Solution in Brief Therapy. New York: W. W. Norton.

de Shazer, S., Kim Berg, I., Lipchik, E., Nunnally, E., Molnar, A., Gingerich, W., Weiner-Davis,

M., (1986). Brief Therapy: Focused Solution Development. Family Process, 14: 79-93.

de Shazer, S. (1988). Clues: Investigating Solutions in Brief Therapy. New York: W. W. Norton.

De Jong, P. & Berg, I. K. (2008). Interviewing for Solutions (3rd edn.). Pacifi c Grove, CA: Brooks/Cole.

Hoyt, M.F. & Talmon, M. (2014b). Editors’ Introduction: Single Session Therapy and Walk-In Services. In M.F. Hoyt & M. Talmon (eds.) (2014a), op. cit., pCapturing the Moment. p. 2-26.

Hoyt, M.F. (2009). Brief pychotherapies: Principles and practices. Phoenix, AZ: Zeig, Tucker & Theisen (Tr. it. Psicoterapie brevi. Principi e pratiche. Roma: CISU).

Slive, A. & Bobele, M. (2014). One Session at a time: When you have a Whole Hour. In M.F. Hoyt & M. Talmon (eds.) (2014), op. cit., pp. 95-119.

Talmon, M. (1990). Single Session Therapy. San Francisco: Jossey-Bass (Tr. it. Psicoterapia a seduta singola. Milano: Erickson).

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Angelica Giannetti