In questo articolo vedremo come l’ansia da prestazione, una forma specifica di ansia, possa avere un impatto significativo sulla vita di una persona e come un approccio basato sulla Terapia Breve a Seduta Singola possa fornire un aiuto efficace.
Che cos’è l’ansia da prestazione?
L’ansia da prestazione è una preoccupazione intensa e spesso debilitante che può insorgere quando una persona si trova a dover affrontare una particolare attività che implica l’essere valutati sulle proprie competenze.
Chi soffre di ansia da prestazione potrebbe temere il giudizio, il non essere all’altezza delle aspettative o la possibilità di fallire. Tutto questo può portare ad un’eccessiva pressione, che, a sua volta, può interferire con l’abilità di eseguire il compito al meglio delle proprie possibilità, creando un circolo vizioso dove la paura di fallire porta effettivamente a una performance peggiore.
Quali sono i sintomi del’ansia da prestazione?
I sintomi dell’ansia da prestazione possono includere battiti cardiaci accelerati, sudorazione, tremori, nausea, pensieri negativi persistenti sulla propria abilità e, in alcuni casi, può anche portare ad un blocco totale o ad un attacco di panico.
In che ambiti si può sperimentare?
L’ansia da prestazione può manifestarsi in maniera pervasiva in una serie di contesti diversi, come ad esempio:
- scolastico: gli studenti la possono sperimentare durante o prima di esami, presentazioni o altri compiti con valutazione. Quest’ansia può essere particolarmente intensa in situazioni ad alta posta in gioco, come i concorsi pubblici o gli esami universitari;
- lavoro: può comparire in situazioni professionali, ad esempio nelle presentazioni, riunioni con i superiori, colloqui di lavoro. Le pressioni per soddisfare le aspettative o per raggiungere determinati obiettivi alimentano l’ansia da prestazione;
- sport: gli atleti prima di competizioni o eventi importanti possono temere di deludere sé stessi, i loro compagni di squadra, i loro allenatori o i loro tifosi
- arti performative: artisti, come musicisti, attori e ballerini, possono aver paura di commettere errori durante le loro esibizioni dal vivo o di non essere all’altezza delle aspettative del pubblico
In tutti questi contesti, l’ansia da prestazione è caratterizzata dalla paura di non riuscire o di non essere all’altezza e può portare a preoccupazioni eccessive, nervosismo e stress.
Cosa mantiene in vita il problema?
Le persone che lottano con l’ansia da prestazione possono ricorrere a comportamenti che in realtà perpetuano o peggiorano la loro ansia. Le “tentate soluzioni” più comuni sono l’evitamento e l’eccessivo controllo.
L’evitamento è un comportamento disfunzionale comune che porta ad evitare ciò che genera ansia (presentazioni, discorsi pubblici, competizioni). Nel lungo termine può rinforzare l’ansia stessa poiché la persona non ha l’opportunità di confrontarsi con la propria paura e sviluppare strategie di coping efficaci.
Anche tentare di controllare eccessivamente le proprie reazioni fisiche ed emotive all’ansia può essere controproducente. Il problema con questo tipo di controllo è che può effettivamente aumentare la consapevolezza e l’attenzione su sintomi corporei, aggravando l’ansia da prestazione.
Come strutturare l’incontro con la terapia a seduta singola?
Un incontro di Terapia a Seduta Singola prevede 3 fasi:
- Fase iniziale: si introduce la Seduta Singola e si definisce il problema in termini operativi: “Puoi spiegarmi meglio?”, “In che situazione senti quest’ansia da prestazione?”, “Ci sono altre persone presenti? Se sì, chi?”. Si chiarisce anche l’obiettivo al quale mira la persona, che deve essere unico e SMART (Specifico – Misurabile – Attribuibile – Realistico – Temporalmente definito). In questa fase si chiedono feedback costanti per essere sicuri di aver compreso bene quello che sta dicendo la persona: “Quindi mi stai dicendo che…”, “Se ho capito bene mi hai raccontato che…”
- Fase mediana: chiedere se ci sono state delle eccezioni, cioè situazioni nelle quali l’ansia da prestazione non si è manifestata e capire quali risorse sono state usate, riportando alla persona l’importanza fondamentale di queste sue capacità. Indagare anche le tentate soluzioni messe in atto che non hanno però risolto il problema. Indagare la teoria del cambiamento della persona attraverso domande come “Di cosa avresti bisogno per risolvere il problema?”, “ Cosa devi fare per raggiungere il tuo obiettivo?”
- Fase finale: esplicitare i punti fondamentali emersi, valutare se l’incontro può bastare alla persona e prescrivere un compito o esercizio.
Per ultimo, accordarsi per il follow up telefonico o via mail, all’incirca dopo tre settimane.
Conclusioni
Affrontare l’ansia da prestazione con la TSS può rappresentare un passo fondamentale per sbloccare una situazione debilitante, offrendo alla persona l’opportunità di confrontarsi con le tentate soluzioni disfunzionali messe in atto per gestire il problema aggravandolo e fare leva sulle risorse utili a superare il problema.
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Manuela Scialpi
Psicologa in formazione presso
l’Italian Centerfor Single Session Therapy
Bibliografia
Angelidis, A., Solis, E., Lautenbach, F., van der Does, W., & Putman, P. (2019). I’m going to fail! Acute cognitive performance anxiety increases threat-interference and impairs WM performance. PloS one, 14(2), e0210824.
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Giunti.