Con l’articolo di oggi, riprendiamo il tema del fattore della speranza nella Terapia a Seduta Singola affrontato nel precedente articolo (clicca qui), ma da un punto di vista pratico.
Obiettivo dell’articolo è quello visualizzare attraverso la descrizione di due casi clinici ripresi dalla letteratura (Courtnage, 2020), il modo in cui il fattore speranza agisce durante il colloquio.
Prima di procedere con la descrizione dei casi clinici però riprendiamo alcuni elementi teorici fondamentali!
Snyder (2002) definisce la speranza uno stato cognitivo la cui presenza favorisce la capacità delle persone di perseguire i propri obiettivi. Essa è il risultato dell’interazione tra: obiettivi mentali, percorsi verso l’obiettivo e capacità percepita di raggiungere l’obiettivo (agency).
Vediamo nel dettaglio i tre elementi:
- Obiettivi mentali: il desiderio di raggiungere un obiettivo è visto come una delle principali forze dell’azione umana (Snyder, 1994). La teoria della speranza afferma che l’atto di identificare e nominare un obiettivo è sufficiente per avviare sia i percorsi di pensiero che l’agency. All’interno della TSS la capacità del clinico di aiutare i clienti a identificare gli obiettivi è fondamentale (Cameron, 2007; Slive, McElheran & Lawson, 2008; Young et al., 2012).
- Percorsi per raggiungere gli obiettivi: Snyder (2002) afferma che il percorso è ciò che consente a una persona di fare i piani di progettazione per raggiungere gli obiettivi. Le persone con un alto livello di speranza hanno maggiori probabilità di individuare più percorsi contemporaneamente in quanto sono in grado di prevedere potenziali ostacoli verso i loro obiettivi (Cheaven, Feldman, Gum, Michael & Snyder, 2006). Un presupposto della TSS è che i clienti abbiano risorse e abilità innate per sviluppare le soluzioni per i problemi che stanno vivendo (Barwick et al., 2013; Talmon, 2012).
- Capacità percepita di raggiungere l’obiettivo (agency): l’agency si riferisce alla convinzione nelle proprie capacità di avviare azioni e seguire i percorsi verso l’obiettivo. Nella TSS la promozione dell’agency prevede la valorizzazione dei punti di forza del cliente (Bloom, 2001), la riflessione costante sulle sue abilità (Hoyt & Talmon, 2014) e la trasmissione della fiducia verso il cambiamento anche dopo una singola sessione (Slive & Bobele, 2011).
Case Study
I due casi di TSS di seguito riportati sono stati trattati attraverso due diverse forme d’intervento. Nel primo caso il terapeuta si è avvalso della Terapia Narrativa nel secondo, invece, l’intervento è stato condotto mediante la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione (Courtnage, 2020).
TSS e Narrative Therapy
Ryan è un giovane di 18 anni cresciuto in un quartiere borghese che frequenta il liceo fuori dalla sua zona in quanto è inserito in un programma di apprendistato progettato per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro subito dopo la laurea (Obiettivi).
Ryan si presenta in una clinica sanitaria walk-in situata all’interno di un’agenzia basata sull’intervento di comunità (Agency) in cui gli viene assegnata Alanna, una terapeuta specializzata nella Terapia Narrativa.
All’inizio della sessione Ryan si descrive come un “patetico fallimento”: racconta la storia di come, dopo la morte di suo padre avvenuta per cancro 5 anni prima, “non si fosse fatto avanti” per diventare “l’uomo di casa” e aiutare sua madre e suo fratello maggiore, a cui era stato diagnosticato un ritardo dello sviluppo. Ryan ha raccontato che il padre in punto di morte gli aveva detto di “prendersi cura” di loro.
Egli crede che a causa della sua “debolezza” sua madre sia diventata un’alcolizzata, suo fratello non riceve l’aiuto di cui ha bisogno e la famiglia non ha una stabilità finanziaria.
Ryan è a un mese dal diploma e lavora part-time in un negozio di alimentari, ma non sa cosa vuole fare dopo la laurea. Vorrebbe essere aiutato a scegliere cosa fare in futuro in modo da poter aiutare la sua famiglia e soddisfare i desideri di suo padre (Obiettivi).
Alanna chiede a Ryan su cosa vorrebbe concentrarsi durante la sessione (Obiettivi/Agency). Lui le riponde, dicendo che desidererebbe “essere migliore” per la sua famiglia (Obiettivi). Racconta che un giorno, tornando da scuola aveva trovato sua madre che singhiozzava appoggiata al tavolo della cucina. Di fronte a quella situazione aveva cercato di confortare sua madre, prendendosi cura di suo fratello e preparando un pasto (Percorsi) per alleviare un po’ la pressione su di lei.
Mentre Ryan raccontava tutto ciò ad Alanna, lei incuriosita dalla sua versione ha osservato che lui stava già facendo il meglio che poteva per rendere la vita delle persone che lo circondavano più facile (Agency).
Subito dopo Alanna chiede a Ryan: “Se tua madre fosse qui, che storia potrebbe raccontare? La versione di Ryan che si prende cura della sua famiglia?” (Agency).
Ryan risponde che sua madre probabilmente parlerebbe della sua decisione di ottenere un lavoro part-time a 16 anni e del fatto che usa spesso i soldi che guadagna per fare la spesa per la famiglia (Agency). Ryan riconosce che senza il suo reddito ci sarebbero momenti in cui la sua famiglia non avrebbe cibo (Agency).
Dopo aver raccontato questa storia, dice che “ha bisogno di ricordare queste cose” durante i momenti difficili (Percorsi) poiché fino a quel momento non si era reso conto dell’impatto che ha avuto nel mantenere la sua famiglia (Agency).
Alanna chiede a Ryan se questa, o qualsiasi altra azione, potrebbe essere utile per lo sviluppo di ulteriori passi successivi (Percorsi). Ryan risponde che non si era reso conto che si stava già prendendo cura della sua famiglia e che stava pensando che sarebbe stata una buona idea chiedere al suo capo di aumentare le sue ore al supermercato per guadagnare ancora più soldi (Percorsi), mentre decide cosa fare per il futuro.
Alanna termina la sessione riflettendo su quanto si era sentita ispirata mentre ascoltava la sua storia (Agency), ricordando a Ryan che il più piccolo contributo può fare una grande differenza rispetto a coloro che amiamo (Agency).
TSS e Terapia Centrata Sulla Soluzione
Ruth è una donna di 32 anni di origine afro-caraibica nata in Canada, incinta di 16 settimane del suo primo figlio. Il padre del bambino è un uomo bianco e istruito.
Mentre la donna stava tornando casa dal lavoro, ha notato lungo il tragitto la presenza di una clinica di salute mentale e ha pensato che potesse essere una buona idea parlare con qualcuno (Obiettivi) di un incidente accaduto la sera prima.
Entrata nella clinica (Percorsi) le viene consegnato un blocco per appunti e le viene chiesto di fornire alcune informazioni di base. Una delle domande è: “Come saprai che avrai raggiunto il tuo obiettivo? Venire qui ti è stato utile?” (Obiettivi/Agency). Venti minuti dopo Ruth incontra Jessie, una terapista formata in TBCS.
Dopo che Ruth e Jessie si sono sedute, Jessie chiede a Ruth “Quali sono le tue migliori speranze rispetto a ciò di cui pareremo oggi?” (Obiettivi/Agency). Ruth risponde che si sente turbata dalla sua relazione con il coniuge e vuole che le cose vadano meglio (Obiettivi). Afferma che vorrebbe sentirsi più sicura ed eccitata di diventare madre (Obiettivi), poi aggiunge che la sera prima lei e suo marito hanno avuto una discussione che è degenerata fino alla violenza. Ruth ha detto che suo marito è stato violento con lei per molti anni, ma ora si preoccupa di portare un bambino in questo ambiente, soprattutto da quando suo marito le ha promesso che la violenza sarebbe cessata una volta rimasta incinta.
Ruth dice che è cresciuta con un padre fisicamente violento e non vuole la stessa esperienza per il bambino (Obiettivi). Jessie chiede a Ruth che tipo di esperienza vorrebbe per suo figlio (Obiettivi) e lei risponde che vorrebbe che suo figlio si sentisse al sicuro, protetto e amato (Obiettivi). Ruth dice che vuole essere una buona madre (Obiettivi), ma non vede come ciò sia possibile nella situazione attuale.
Jessie le pone domande sulle qualità che possiede che la portano a credere che potrebbe essere una buona madre (Agency). Ella racconta di essere la maggiore di tre fratelli che ha protetto da un padre fisicamente violento (Agency), portandoli via di casa non appena fosse stata abbastanza grande per farlo. Ruth dice che quando si guarda indietro è molto orgogliosa di se stessa per aver protetto le persone che amava (Agency). Jessie chiede a Ruth che differenza ha fatto per i fratelli averla avuta nella loro vita e Ruth dice che hanno tutti completato il college o l’università e hanno ottenuto un lavoro (Agency). Ruth continua dicendo che è ancora molto legata ai fratelli (Agency), i quali hanno espresso preoccupazione per il suo rapporto con il marito, suggerendole di lasciarlo. Tutti i suoi fratelli si sono offerti di darle ospitalità qualora avesse deciso di andarsene (Percorsi).
Jessie chiede a Ruth di descrivere un futuro in cui si sente entusiasta della sua gravidanza e dell’essere madre (Obiettivi). Ruth descrive il risveglio in un ambiente in cui si sente sicura, calma e rilassata (Agency). Attraverso la sua descrizione dettagliata, si rende conto che ciò non sarà mai possibile se continuerà a vivere con suo marito (Percorsi). Ruth si rende conto che ha intenzione di chiamare sua sorella una volta lasciata la sessione e chiederle di stare con lei (Percorsi) mentre sviluppa un piano per mantenere se stessa e il suo bambino al sicuro in futuro (Percorsi).
Conclusioni
Gli esempi di casi riportati illustrano come si può attivare la speranza nella pratica clinica. Sebbene gli esempi di TSS descritti utilizzino tecniche diverse, entrambe le sessioni sono state guidate da ciò che il cliente ha identificato come obiettivo principale da raggiungere nel presente e nel futuro. Tale orientamento si allinea fortemente con la premessa di base della teoria della speranza di Snyder (2002) secondo la quale le azioni umane dirette verso un obiettivo portano a una maggiore speranza di superare le difficoltà.
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Bibliografia.
Barwick, M., Urajnik, D., Sumner, L., Cohen, S., Reid, G., Engel, K., & Moore, J. E. (2013). Profiles and service utilization for children accessing a mental health walk-in clinic versus Usual Care. Journal of Evidence-Based Social Work, 10(4), 338–352.
Bloom, B. L. (2001). Focused single‐session psychotherapy: A review of the clinical and research literature. Brief Treatment and Crisis Intervention, 1(1), 75–86.
Cameron, C. L. (2007). Single session and walk-in psychotherapy: A descriptive account of the literature. Counselling and Psychotherapy Research, 7(4), 245–249.
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.
Cheaven, J. S., Feldman, D. B, Gum, A., Michael, S. T., & Snyder, C. R. (2006). Hope therapy in a community sample: A pilot investigation. Social Indicators Research, 77(1), 61–78.
Courtnage, A. (2020). Hoping for change: The role of hope in Single-session therapy. Journal of Systemic Therapies, Vol. 39, No. 1, 2020, pp. 49–63
Hoyt, M. F., & Talmon, M. (2014). Editors’ introduction: Single session therapy and walk-in services. In M. F. Hoyt & M. Talmon (Eds.), Capturing the moment: Single session therapy and walk-in services (pp. 325–348). Crown House.
Slive, A., & Bobele, M. (2012). Walk-in counselling services: Making the most of one hour. Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, 33(1), 27–38.
Slive, A., & Bobele, M. (2011). Walking in: An aspect of everyday living. In A. Slive & M. Bobele (Eds.), When one hour is all you have: Effective therapy for walk-in clients (pp. 11–22). Zieg, Tucker & Theisen.
Slive, A., McElheran, N., & Lawson, A. (2008). How brief does it get? Walk-in single session therapy. Journal of Systemic Therapies, 27(4), 5–22.
Snyder, C. R. (1994). The psychology of hope: You can get there from here. Free Press.
Snyder, C. R. (2002). Hope theory: Rainbows in the mind. Psychological, Inquiry, 13(4), 249–275. aft.2012.8
Talmon, M. (2012). When less is more: Lessons from 25 years of attempting to maximize the effect of each (and often only) therapeutic encounter. Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, 33(1), 6–14.
Young, J., Weir, S., & Rycroft, P. (2012). Implementing single session therapy. Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, 33(1), 84–97.