Una ricerca sulla TSS in un servizio per famiglie: il Bouverie Centre

Una ricerca sulla TSS in un servizio per famiglie: il Bouverie Centre

A partire dalla riflessione svolta precedentemente sull’opportunità di implementare un servizio di TSS all’interno di un ente sanitario o sociale (pubblico o privato), riteniamo possa essere utile approfondire la tematica, riportando i risultati di un’interessante ricerca condotta nel 2009 in un servizio per famiglie di Melbourne, in Australia, il Bouverie Centre in cui è stato implementato il Single Session Work (SSW).

La ricerca durata 12 mesi si è concentrata sulla fase d’implementazione del lavoro a sessione singola come modello principale di fornitura di servizi per tutti i nuovi appuntamenti familiari, con lo scopo di valutare le esperienze dei clienti e dei terapeuti di fronte al cambiamento nell’offerta di servizi clinici.

 

Ma vediamo come è nata l’idea di adottare SSW nel Bouverie Centre?

Prima di accogliere il lavoro a seduta singola come modello principale per la fornitura di servizi clinici alle famiglie, il Single Session Work è stato presentato per la prima volta al Bouverie Centre nel 1994 da alcuni membri della struttura venuti a conoscenza del lavoro svolto dal team del Canberra Child and Adolescent Mental Health presso il Centro di Dalmar a Sydney (Price, 1994) e degli scritti di Moshe Talmon e dei suoi colleghi (1990, 1993).

 

 

Come si è articolato il processo di valutazione del Single Session Work?

La valutazione del processo SSW sperimentato dai nuovi clienti che hanno contattato il Bouverie Centre da novembre 2009 a dicembre 2010, prevedeva la realizzazione di:

  • un contatto telefonico con un operatore che fissava un appuntamento con un terapeuta, inviando un questionario pre-SSW per ogni membro della famiglia da completare e portare alla sessione.
  • una sessione di lavoro con un terapeuta condotto sulla base dei dati raccolti dai terapeuti durante l’aggiornamento pre – sessione.
  • un follw up telefonico dopo 2-4 settimane sull’andamento della sessione.
  • un questionario post-SSW.

I questionari pre- e post-SSW (Young et al., 2006) sono stati raccolti e analizzati come parte della valutazione.

Per la valutazione con i terapeuti invece sono stati realizzati 9 gruppi di discussione aperti a tutto il personale dell’organizzazione (direttore del programma clinico, direttore del Bouverie, personale addetto all’assistenza, personale clinico, personale di ricerca e di formazione del SSW), la cui area di indagine principale ha riguardato l’esperienza del personale nell’adottare l’SSW come principale struttura per la pratica clinica.

 

 

Che risultati sono stati raggiunti dal lavoro di valutazione del processo SSW con i clienti e i terapeuti?

Delle 139 nuove famiglie viste nel corso della ricerca il 43% ha svolto una sola sessione, il 21% due sessioni e il 36% tre o più sessioni.

Dai questionari Pre-SSW realizzati dal 45% delle famiglie che hanno partecipato (N = 63) allo studio è emerso che i problemi più comuni che i pazienti portavano in terapia riguardavano:

  • problemi con il comportamento di un bambino (18%);
  • difficoltà nelle relazioni familiari (16%);
  • argomentazione o conflitto (15%);
  • problemi di comunicazione (15%);
  • problemi di salute mentale di un membro della famiglia (15%).

L’80% percento dei clienti (N = 111) ha dichiarato di essere preoccupato per il problema; il 75% (N = 93) riteneva che il problema stesse interferendo nella loro vita; e il 56% (N = 78) non si sentiva sicuro di occuparsi dei problemi affrontati.

Poiché solo circa il 28% (N = 39) delle famiglie ha completato i questionari pre- e post-SSW, i risultati di questi dati non sono sufficienti per produrre delle considerazioni generali.

 

Rispetto al lavoro di valutazione con i terapeuti è emerso che l’implementazione dell’SSW come approccio dell’intera organizzazione per fornire servizi di terapia familiare è stata accolta con successo dai terapisti e dal gruppo di gestione del Bouverie. Sebbene non tutti i terapeuti si fossero trovati da subito a proprio agio con l’utilizzo dell’SSW, hanno tuttavia usufruito delle discussioni per:

  • parlare dei problemi emersi nella pratica;
  • esplorare alcuni dilemmi clinici rispetto all’implementazione dell’SSW (es.: linguaggio da utilizzare per descrivere l’SSW e l’importanza di fornire chiari concetti informativi, enfatizzando l’opzione di lavoro alternativo; le decisioni da prendere su come e quando seguire i clienti; i pro e i contro dell’inserire i materiali scritti come questionari nel processo terapeutico)
  • sistematizzare e creare dei software per le patologie.

 

 

Conclusione  

La valutazione efettuata al Bouverie Centre, al di là di alcuni limiti relativi alla raccolta dei dati (es. raccolta irregolarmente dei feedback, tassi di ritorno dei questionari pre- e post-SSW relativamente bassi, ecc.), ha rafforzato i risultati di studi simili sulla terapia a sessione singola svolti in altri contesti.

Lo studio ha fornito, inoltre, un’opportunità di discussione approfondita e una connessione tra i membri del team clinico, il che ha portato a preziose informazioni sull’esperienza dei terapeuti familiari rispetto all’utilizzo dell’SSW nel loro lavoro clinico, mettendo in luce una serie di considerazioni importanti per i terapeuti.

Di particolare rilievo è il fatto che molte delle preoccupazioni o dei dilemmi identificati dai terapeuti nel lavoro con le famiglie attraverso l’SSW, non erano evidenti come preoccupazioni significative per i clienti.

Attraverso il processo di implementazione e valutazione, infine, è stato possibile accertare che l’applicazione dell’SSW ha portato alcuni benefici chiave per il lavoro clinico, incluso il framework per supportare i terapeuti nel tenere le sessioni focalizzate e le opportunità per il personale di essere informato dai feedback delle famiglie sulla loro esperienza di terapia.

 

 

Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

 

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a seduta singola. Principi e pratiche”o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).

 

Bibliografia

O’Neill, I., Rottem, N., (2012). Reflections and Learning From an Agency-Wide Implementation of Single Session Work in Family Therapy, 33 (1). Australian and New Zealand Journal of Family Therapy.

Price, C. (1994). Open days: Making family therapy accessible in working class suburbs. Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, 15(4), 191–196.

Talmon, M. (1990). Single session therapy: Maximising the effect of the first (and often only) therapeutic encounter. San Fransisco: Jossey-Bass.

Talmon, M.(1993). Single-session solutions: A guide to practical, effective, and affordable therapy. New York: Addison-Wesley.

Young, J.,  Rycroft, P. (1997). Single-session therapy: Capturing the moment. Psychotherapy in Australia, 4(1), 18–23.

Young, J., Weir, S., Rycroft, P., Whittle, T. (2006). Singlesession work implementation resource parcel. Brunswick, VIC: The Bouverie Centre.

Iscriviti ora (nel seguente form) e rimani aggiornato con importanti novità sulla Terapia a Seduta Singola e il prossimo Simposio di TSS (10-12 Novembre 2023, Roma, Italia)

Angelica Giannetti