Sai che ad adottare la mentalità di una Singola Seduta furono diversi “nomi noti” della psicoterapia?
Nonostante siamo nel 2017, abbiamo già avuto modo di sottolineare come la Terapia a Seduta Singola sia studiata ed implementata in molti contesti da molti, anzi moltissimi, anni.
Si veda ad esempio l’articolo di Flavio Cannistrà, La terapia a seduta singola è cosa vecchia.
C’è una cosa particolare che diciamo durante i nostri workshop: “Tu stai già facendo delle Sedute Singole, anche se non lo sai.”
Pensa a tutte le volte che fai una seduta e, quella successiva, la persona non si presenta: ecco, quella è una Seduta Singola. Sia quando è proprio la prima e ultima seduta, sia perché, anche se non è la prima, è una seduta in cui hai la possibilità di lasciare qualcosa di significativo alla persona, e per “significativo” intendiamo “che la aiuti a risolvere il suo problema”.
Allora perché non capire come massimizzare ogni singolo incontro (che sia il primo, l’ultimo, o uno qualunque del processo terapeutico)?
Ed ecco l’aspetto interessante: molti importanti psicoterapeuti nella storia hanno pensato che adottare una mentalità a Seduta Singola, trarre cioè il massimo da ogni incontro, fosse un principio chiave. Chi sono questi autori? Di sicuro ne conosci alcuni.
11 psicoterapeuti che hanno adottato la mentalità a Seduta Singola
Certamente ce ne sono molti più di quanti ne citiamo, ma eccone alcuni dei più significativi:
- Sigmund Freud: il padre della psicoanalisi ebbe modo di sperimentare una Terapia a Seduta Singola almeno in 2 occasioni. Sono infatti due i casi di cui si ha testimonianza in cui il medico di Vienna risolse dei problemi in una sola seduta: il trattamento di Katarina, infermiera afflitta da forti angosce incontrata durante un periodo di vacanze (gli è toccato fare una TSS anche in ferie), e il compositore e la cura dell’impotenza di Gustav Mahler, che risolse la sua impotenza lavorando con Freud durante un’unica, intensa, camminata.
- David Malan: noto per essere il padre della psicoterapia psicodinamica breve, Malan condusse tra il 1968 e il 1975 delle ricerche presso la prestigiosa Tavistock Clinic di Londra. Lui e i colleghi verificarono come una lunga schiera di persone ebbe significativi miglioramenti dopo una Singola Sessione di intervento diagnostico, sia a livello sintomatico (51%) che addirittura a livello di riorganizzazione psicodinamica (24%).
L’autore sostenne direttamente che, prima di inviare un paziente a un trattamento lungo o breve, sarebbe opportuno provare a fare una Seduta Singola.
- Moshe Talmon, Michael Hoyt (nella foto) e Robert Rosenbaum: padri fondatori della TSS, o meglio autori della prima ricerca sistematica, nel 1992 condussero, su un campione di 60 pazienti, il primo intervento sistematico di Terapia a Seduta Singola. Risultò che il 58.6% di quelli trattati con una sola seduta di TSS esprimeva positivi cambiamenti nella propria vita: il grado di miglioramento, misurato su una scala da 1 (alto) a 5 (nullo) fu 1,7.
I risultati furono mantenuti nei follow up condotti a 3, 6 e 9 mesi.
- Eric Berne: citato da Goulding & Gouding (1979, autori della terapia ridecisionale), è a tutti noto come il padre dell’analisi transazionale. Lavorando in modo privilegiato con gruppi di persone, iniziava ogni suo gruppo di terapia dichiarando la seguente frase: “Cosa posso curare, in ciascuno, in questa stanza, oggi?”
Questa è davvero una mentalità tipica della TSS: avere un obiettivo preciso per ogni singola seduta, su cui lavorare per quell’incontro con la persona.
- Jay Haley (1969): psicoterapeuta noto per aver fatto parte, negli anni ’50, dell’originale Gruppo di Palo Alto (il gruppo di Bateson e colleghi che formulò la teoria del doppio legame), per aver fatto “scoprire” al mondo l’eccezionale psichiatra Milton H. Erickson (si veda il libro Terapie non comuni), per aver creato la terapia strategica familiare, e per aver lavorato con Salvador Minuchin, Haley era solito chiedere nella sua prima seduta: “Se io dovessi dirti che avremo un solo incontro, di cosa vorresti parlare?”
Come per Berne, questa è una mentalità tipica della TSS e questa frase ancora oggi viene spesso usata da terapeuti che la praticano.
- Nicholas Cummings (1995): past-president dell’American Psychological Association, Cummings scrisse dell’opportunità di un trattamento intermittente focalizzato sulle risorse da poter offrire durante il ciclo di via della persona.
Utilizzò proprio i termini psicoterapia a intermittenza e psicoterapia lungo il ciclo di vita, intendendo la necessità di concepire la psicoterapia anche come un servizio “al bisogno”, di cui il cliente può disporre quando vuole, per il problema che vuole, e per la durata strettamente necessaria: anche un singolo incontro.
- Irvin Yalom (2005): eccezionale autore noto forse principalmente per i suoi contributi alla psicoterapia di gruppo, nonché per il suo approccio di psicoterapia esistenziale, sostiene che la vita di un gruppo di persone con problemi psicologici, gruppo che è solito mutare rapidamente, debba essere considerata come un’unica sessione di lavoro e di terapia.
Come Berne e Haley, concettualizza l’idea di lavorare in ogni singola seduta come se, potenzialmente, possa essere l’ultima.
- Milton H. Erickson (1987): moltissimi dei casi citati del celebre e carismatico psichiatra di Phoenix, conosciuto per i suoi metodi innovativi che hanno influenzato una gran quantità di approcci psicoterapeutici degli ultimi trent’anni dell’900 (in particolare, ma non solo, i nuovi approcci di psicoterapia breve), e per i suoi rivoluzionari contributi nel campo dell’ipnosi, furono effettivamente terapie di una singola seduta.
Pazienti di ogni estrazione sociale, con difficoltà e disturbi di ogni genere, sono stati spesso aiutati da Erickson nell’arco di un solo incontro.
- Steve de Shazer (1982): il fondatore della terapia breve centrata sulla soluzione (solution focused brief therapy), purtroppo forse ancora non degnamente conosciuto in Italia, è spesso citato da molti degli autori di Terapia a Seduta Singola.
La SFBT, in effetti, è un approccio che ha in sé molti concetti cari alla Terapia a Seduta Singola, tra cui il fatto di centrarsi sulle risorse della persona e, appunto, concepire ogni incontro come completo in sé.
- Carl Whitaker (1989): noto psichiatra dai metodi non convenzionali (lui stesso si riferiva ai propri metodi come terapia dell’assurdo), pioniere e innovatore della terapia familiare, nonché maestro di Michael Hoyt (uno dei “fondatori” della Terapia a Seduta Singola), invitava esplicitamente a ricordare che non sai mai se la seduta che stai tenendo con quella famiglia sarà l’ultima.
Di conseguenza suggeriva di lavorare per ottenere il massimo possibile da ogni singolo incontro.
- Windy Dryden (2016): professore di psicoterapia presso la Goldsmiths University di Londra, formatosi con Albert Ellis, Aaron Beck e Arnold Lazarus, è abbastanza conosciuto in Italia data la gran quantità dei suoi libri che è stata tradotta.
Dryden, con tutta probabilità, è stato tra i primi a integrare la terapia cognitivo-comportamentale con la Terapia a Seduta Singola, e di sicuro è stato il primo a scrivere dei libri a riguardo (peraltro con una prefazione proprio a cura di Michael Hoyt).
Apprendere la saggezza del saggio
Questo è giusto un numero limitato di persone che hanno adottato la mentalità, o anche le pratiche, della Terapia a Seduta Singola. Durante i nostri workshop spesso citiamo casi, esempi, principi e pratiche di autori come questi, per mostrare che la TSS è un approccio tutt’altro che nuovo e limitato, e che proprio nei principi e nelle pratiche di autori simili affonda le sue radici. Se vuoi conoscere meglio i principi della TSS scarica il nostro ebook gratuito (clicca qui), o partecipa a uno dei nostro workshop in Terapia a Seduta Singola.
Flavio Cannistrà & Federico Piccirilli
Psicologi, Psicoterapeuti
Founder & Co-Founder dell’
Italian Center for Single Session Therapy
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a seduta singola. Principi e pratiche”o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Riferimenti bibliografici
Berne, E. (1966). Principi di terapia di gruppo. Roma, Astrolabio, 1986.
de Shazer, S. (1982). Patterns of Brief Family Therapy: An Ecosystemic Approach. New York, NY: The Guilford Press.
Erickson, M. H. (1987). Opere. Vol. I-IV. Roma: Astrolabio Ubaldini.
Freud, S. (1980). Opere, vol. 12. Torino: Bollati Boringhieri.
Freud, S. & Breuer, J. (1893). Casi clinici. In S. Freud, Opere, vol. 1. Torino: Bollati Boringhieri, 1975.
Goulding, M.M, Goulding, R.L. (1979). Changing lives Trough redecision therapy. New York: Grove Press.
Haley, J. (1969). The art of being a failure as a therapist. In The power tatics of Jesus Christ and other essays (pp. 69-78). New York: Avon.
Hoyt, M.F. & Talmon, M. (eds.) (2014a). Capturing the Moment. Single Session Therapy and Walk-In Services. Bancyfelin, UK: Crown House.
Malan, D. H., Bacal, H. A., Heath, E. S. & Balfour, F. H. (1968). Psychodynamic changes in untreated neurotic patients, I. In British Journal of Psychiatry, 114(510), 525 -551.
Malan, D. H. Heath, E. S., Bacal, H. A. & Balfour, F. H. (1975). Psychodynamic changes in untreated neurotic patients, II: Apparently genuine improvements. In Archives of General Psychiatry, 32(1), 110-126. doi:10.1001/archpsyc.1975.01760190112013
Yalom, I. & Leszcz, M. (2005). The theory and practice of group psychotherapy. New York.
Whitaker, C. A. (1989). Considerazioni notturne di un terapeuta della famiglia Roma: Astrolabio-Ubaldini, 1990.