Ricordate da dove siamo partiti?
Nell’articolo La prima ricerca in Terapia a Seduta Singola ampio spazio è stato dato al resoconto della ricerca di Hoyt, Talmon e Rosenbaum (1992), in cui su un campione di 60 persone praticarono una sessione concordata di Terapia a Seduta Singola.
Talmon (1990) divise tre tipi di Terapia a Seduta Singola:
- Seduta Singola concordata, in cui terapeuta e paziente conoscono fin dall’inizio del loro rapporto che quella seduta sarà l’unica, con la clausola sempre presente del lasciare la “Porta Aperta” a coloro che ne sentiranno il bisogno.
- Seduta Singola su iniziativa del paziente, dove anche se il terapeuta ritiene necessario un percorso più lungo subisce l’interruzione da parte del paziente, che sceglie di non fissare o di non presentarsi al secondo incontro.
- Seduta Singola su iniziativa del terapeuta, quando il terapeuta sceglie di non fissare un secondo colloquio.
Delle tre condizioni quella più utile alla ricerca è sicuramente la Terapia a Seduta Singola concordata, proprio in virtù di questo la ricerca di Hoyt e colleghi fu impostata secondo questo principio.
Nella prima ricerca sistematizzata i criteri di “reclutamento” prevedevano l’accoglienza di persone con caratteristiche molto eterogenee. Eterogeneità riferita anche al problema presentato dalle persone che decisero di partecipare.
A chi si rivolge la Terapia a Seduta Singola?
Hoyt e colleghi (1992) trattarono le seguenti situazioni:
- Disturbi di ansia
- Attacchi di panico
- Reazioni di adattamento ad eventi traumatici
- Violenze familiari
Tutto qui?
Sicuramente no!
Avete avuto modo di leggere l’articolo Dove praticare la Terapia a Seduta Singola e farvi un’idea di come, dove e verso chi la Terapia a Seduta Singola possa essere applicata con evidenti riscontri positivi. Di sicuro, il campo di applicazione “naturale” è stato quello della psicoterapia e della consulenza psicologica, dove la TSS è ormai largamente praticata (si legga ad esempio l’articolo Consulenza psicologica a Seduta Singola).
La lieta novella, passatemi il termine, è come la Terapia a Seduta Singola vada oltre la Psicopatologia.
Dunque se da un lato è vero che, come dimostrano le ricerche citate negli articoli del nostro portale, la TSS sia un potente strumento nel campo psicoterapeutico, dall’altro si è riscontrato come la possa rivolgersi ad una vasta quantità di casi, offrendo un grande aiuto in molteplici situazioni che, pur non rientrando necessariamente nel campo della psicopatologia, richiedono interventi di sostegno e supporto rapidi ed incisivi.
Ma proviamo a scendere nel dettaglio e capire un concetto importante…
Chi può beneficiare della TSS
Gli spunti derivano dalle considerazioni di Talmon (1990), il quale dopo la pubblicazione di Single Session Therapy si rese conto di come la Terapia a Seduta Singola potesse essere usata in situazioni diverse trattando persone che, per motivazioni diverse, si trovavano a vivere condizioni problematiche.
Proprio dalla formazione, chiamato a fare dopo l’uscita del suo libro, e dai confronti con le persone incontrate, Talmon considerò l’opportunità e l’utilità, oltre a quanto già emerso nella ricerca del 1992, della Terapia a Seduta Singola rivolta a diverse categorie di persone.
-
Reparti oncologici
Patologie oncologiche richiedono sempre un supporto per la persona che vive la patologia e per la famiglia che si trova a condividere il dolore con i propri cari, affrontando iter lunghi e dolorosi in cui è frequente il ricorso all’ospedalizzazione.
Proprio per aiutare sia le persone direttamente colpite, sia il contesto di riferimento, molta attenzione fu posta da Talmon nella formazione del personale che offriva consulenza a persone malate ed ai loro familiari.
Oggi ormai è una prassi consolidata dei reparti oncologici offrire supporto psicologico alle persone malate ed al loro nucleo familiare, ma provate ad immaginare massimizzando l’effetto di un singolo incontro quali potrebbero essere le ricadute.
-
Centri Anti-violenza, dedicati a donne vittime di violenza
La Terapia a Seduta Singola è utile sia nel contesto dell’emergenza, di cui già abbiamo scritto nell’articolo Dove praticare la Terapia a Seduta Singola, prevenendo l’insorgenza del Disturbo Post-Traumatico da Stress, sia come risposta alle donne vittime di violenza, offrendo alla persona la possibilità di ritrovare in tempi brevi un equilibrio ed aiutandola, utilizzando la TSS secondo un processo strutturato da precise linee guida (di cui parleremo nei prossimi articoli), a focalizzarsi sulle risorse e sulle competenze, insite in ciascuno, consentendo l’evoluzione favorevole della drammatica situazione vissuta.
-
Reparti psichiatrici
In particolare, oltre all’utilizzo più tipico in psicoterapia, la Terapia a Seduta Singola può rivolgersi a persone ricoverate, agendo in sinergia con quanto previsto nel loro piano terapeutico, supportando in più la rete familiare della persona ed offrendo strategie condivise tese a favorire la migliore risoluzione possibile dell’evento critico vissuto, nonché fornendo uno spazio a cui accedere in qualunque momento di bisogno.
-
Reparti ospedalieri
La possibilità di ricevere supporto e sostegno in situazioni ospedaliere consente una riduzione sia degli aspetti ansiogeni, tipici ad esempio di un ricovero, sia la gestione di tutta una serie di problematiche emotive, comportamentali e relazionali direttamente o indirettamente connesse a tutta una serie di patologie. Già una maggiore comprensione dell’esperienza e la focalizzazione sulle risorse consente di attenuare sintomi ansiosi e depressivi, di gestire sentimenti quali rabbia e frustrazione, e di migliorare in generale le condizioni del malato.
Ad esempio, Hoyt et al. (1992) hanno riportato come pazienti visti per un’unica sessione di psicoterapia riportavano una riduzione fino al 60% del ricorso alle cure mediche.
Non finisce qui
È’ abbastanza evidente come la Terapia a Seduta Singola abbia utilizzi trasversali a diverse situazioni potendo fronteggiare rapidamente i diversi problemi. Inoltre non bisogna perdere di vista che nelle situazioni citate il tempo di organizzare appuntamenti successivi non può essere sempre garantito, dunque l’opportunità di avere un’unica sessione di lavoro, ergo un inizio ed una fine, consente di massimizzare l’efficacia.
Naturalmente questi non sono tutti i campi di applicazione della TSS. Già nel libro Capturing The Moment (Hoyt & Talmon, 2014), di cui abbiamo curato l’edizione italiana, viene descritta una varia gamma di possibili applicazioni, che hanno allargato le prospettive gettate inizialmente da Talmon e dal suo gruppo.
Nel nostro EBook gratuito Terapia a Seduta Singola. Un’introduzione a principi e pratiche, ne descriviamo altre, che spaziano dai contesti pubblici a quelli privati, dalla psicopatologia alla psicologia dell’emergenza, dalla consulenza all’ambito aziendale, dalle performance sportive alle problematiche legate alla scuola.
Nel corso dei prossimi articoli ci soffermeremo su diversi contesti, presentando anche ricerche e dati. Inoltre, nei nostri workshop di formazione in Terapia a Seduta Singola, daremo largo spazio alle declinazioni pratiche e applicative, per capire come applicare la TSS nei propri contesti di riferimento.
Partendo dalla semplice premessa che se c’è un problema ci sarà la soluzione, perché non provare a trovarla in un’unica seduta di Terapia?
Federico Piccirilli
Psicologo, psicoterapeuta
Co-Founder dell’Italian Center
for Single Session Therapy
Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a seduta singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).
Bibliografia
Hoyt, M.F. & Talmon, M. (eds.) (2014). Capturing the Moment. Single Session Therapy and Walk-In Services. Bancyfelin, UK: Crown House.
Hoyt, M.F., Rosenbaum, R. L. & Talmon, M. (1992). Planned Single-Session Psychotherapy. In Budman, S.H., Hoyt, M.F. & Friedman, S. (a cura di), The First Session in brief Therapy (pp. 59-86). New York: Guilford Press.
Talmon, M. & Hoyt, M.F. (2014b). Moments are Forever: SST and Walk-In Services Now and In The Future. In M.F. Hoyt & M. Talmon (eds.) (2014a), op. cit., pp. 463-485.
Talmon, M., (1990). Single Session Therapy. San Francisco, Jossey Bass Publishers, (Tr. It. Psicoterapia a Seduta Singola. Trento: Centro Studi Erickson, 1996).